Youth – La giovinezza: Recensione del film di Paolo Sorrentino

A 45 anni, in un momento di transizione fra la giovinezza e la vecchiaia, Paolo Sorrentino passa dal raccontare l’evanescente Grande Bellezza alla riflessione sull’avanzare inesorabile del tempo in Youth – La giovinezza, i cui protagonisti vagano incapaci di dare un senso ai giorni che gli restano da vivere. Tornando in gran parte al modo di raccontare quasi onirico testato ne La Grande Bellezza, Sorrentino si sofferma perciò nuovamente sui temi esistenziali, facendo stavolta affidamento su un cast di grandi nomi internazionali, tra cui Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz e Paul Dano, in quella che è la sua seconda opera in lingua inglese.

La storia è ambientata in un elegante albergo ai piedi delle Alpi dove incontriamo Fred (Caine), compositore e direttore d’orchestra in pensione; l’amico di una vita Mick (Keitel), regista intento a sviluppare il suo ultimo film; la figlia Lena (Weisz); l’attore Jimmy (Dano) e tutto l’universo che abita quel posto. Ogni personaggio reca con sé paure e insicurezze che gli impediscono di godere appieno dei loro giorni e per questo si ritrovano tutti nell’hotel in cerca di pace; un luogo sospeso nel tempo, un limbo in cui vecchi e giovani si mescolano: corpi flaccidi e decadenti, corpi sodi e tonici; la differenza diviene labile quando ciascuno si immerge nelle acque di un bagno turco per trovare ristoro, perché se è vero che il tempo favorisce i giovani, la cui vita è ancora lunga e tutta da lastricare, a fare la differenza è il modo in cui si vive.

Il punto di vista privilegiato che ci viene offerto è quello attraverso gli attempati occhi di Fred, svuotato da una tragedia personale: insieme all’amico Mick, rimugina sulla propria esistenza e su ciò che ha seminato, realizzando di aver lasciato dietro di sé un terreno sterile. Sorrentino, come suo solito, gioca splendidamente con le immagini, illustrandoci il lento cammino dei protagonisti verso il futuro; un cammino che per coloro nel fiore dell’età è in discesa, mentre per i più maturi si fa sempre più irto; divario costante anche visivamente per gran parte della pellicola. Questi quadri suggestivi, ormai marchio di fabbrica dell’autore, incantano l’occhio di chi guarda, ma la loro composizione il cui studio è tanto evidente,  rende ancor più manifesta l’intermittente tracotanza della vera e propria narrazione. Paolo Sorrentino è capace di costruire scene evocatrici, la cui forza immaginifica basterebbe tuttavia a se stessa; il regista invece si sofferma, alternandoli, su argomenti ben determinati ed è come se a un tal punto, per quell’attimo, accendesse al massimo i riflettori su di sé per dire al pubblico: “Vi sto parlando di un tema profondo e filosofico ed è tempo che pendiate dalle mie labbra.”

La vita che si consuma, il rimpianto, il desiderio sono tutte tematiche affascinanti, la cui universalità e potenza non necessitano di essere ulteriormente appesantite; Sorrentino tiene il piede sull’acceleratore quando ci sarebbe bisogno di lasciare andare da solo il film e con lui lo spettatore, che si trova invece sommerso spesso da momenti troppo carichi, come se l’eccesso fosse l’unico modo in cui il regista crede di poter comunicare i propri messaggi. Questo è il masso legato alla caviglia di Youth – La giovinezza, che vuole toccare argomenti profondi e più volte al centro di dibattiti filosofici, per i quali non c’è tuttavia bisogno di darne a prescindere una rappresentazione deliberatamente filosofeggiante e ostentata.

Nonostante questo elemento, imprescindibile per la valutazione complessiva del film, Youth – La giovinezza riesce a trovare vigore nell’atmosfera eterea, così come nei contrasti che la nostra esistenza ci serve su un piatto d’argento e che il film mette in vetrina facendo collidere i sogni e le angosce dei diversi personaggi magistralmente interpretati da attori in assoluto stato di grazia. La visione di questo formicaio brulicante, in cui ognuno passa la vita affannandosi per agguantare certezze assolute quando l’unica certezza è che la vita giunge al termine e spetta a ciascuno di noi rinnovare giorno per giorno il senso della propria vita, offre enormi suggestioni per alcune riflessioni, che tuttavia sarebbero senz’altro risultate più naturali senza la visibile mano di Sorrentino a imboccare, quasi strafogare, il pubblico in molte sequenze.

Youth – La giovinezza, diretto da Paolo Sorrentino, è nelle sale italiane dal 20 maggio, in concomitanza con la proiezione a Cannes 2015, dove rappresenta l’Italia in concorso assieme ai film di Garrone e Moretti. Il cast del film include Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano e Jane Fonda.

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