Warcraft: l’inizio – Recensione: un giocattolo piacevole a metà

Quello che ti aspetti andando a vedere Warcraft: l’inizio non è certo un film memorabile per trama e sceneggiatura. Per una pellicola tratta da una fortunata serie di videogiochi il massimo che ci si può aspettare è un bel giocattolo visivamente intrigante.

Dopo che il loro mondo è stato consumato, gli orchi invadono quello degli umani attraverso un portale alimentato dalla magia malvagia del mago che li guida. Qui, tra razzie, uccisioni brutali e rapimenti, vanno a rompere la pace che esisteva tra uomini, elfi e nani. Aiutati dal Guardiano (Ben Foster), il potente mago incaricato della salvaguardia dei Regni, e dal suo ex discepolo Khadgar (Ben Schnetzer), Re Llane (Dominic Cooper) e il suo amico e cognato Anduin Lothar (Travis Fimmel, noto per il ruolo di protagonista nella serie Vikings) cercano un modo per porre fine all’invasione. In un agguato nella foresta riescono a catturare un’orchessa mezzosangue, Garona (Paula Patton) che li aiuterà nell’impresa. Malumori tra gli orchi che riconoscono la malvagità del loro capo e del Vil, la sua magia. Preparazione ai seguiti che immancabilmente verranno, tra neonati orchi alla deriva di un fiume, amori e tradimenti.

Warcraft-LInizio-14L’escamotage di tenere due protagonisti, uno dalla parte degli uomini, uno da quella degli orchi (Durotan, il primo ad accorgersi della malvagità del Vil) funziona per la prima parte del film. Nonostante la trascuratezza di scenografie e costumi (questi ultimi paiono davvero troppo “videogiocosi” fino a cadere nel pacchiano), e alcuni buchi di sceneggiatura, la linearità della trama e le animazioni grafiche da chapeau riescono a tenere alte attenzione e partecipazione. C’è molto Signore degli Anelli, ma non si sente una forzatura citazionista, quanto piuttosto il necessario sguardo al capolavoro del genere.

Poi la trama stenta, la sceneggiatura diventa un groviera, i personaggi sembrano perdere motivazioni e sensatezza. Soliti binomi male-bene, vita-morte, luce-tenebre troppo facili da riconoscere. La regia di Duncan Jones (Source code), se nella prima parte risultava pulita, si fa poi confusa e pesante. Anche il background scricchiola in più punti, e non bastano i puntelli di frasi fatte e animazione 3d a tenere su tutta l’impalcatura.

Warcraft: l’inizio alla fine dei conti risulta sì un bel giocattolo visivamente intrigante, ma, purtroppo, si rompe a metà.

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