Enigmatico, sfuggevole, filosofico. Sempre più il cinema di Terrence Malick si è avvicinato a questi aggettivi e con Voyage of Time: Life’s Journey, suo ultimo lavoro in concorso a Venezia 73, il regista porta avanti il proprio percorso di riflessione sull’esistenza e accentuando l’astrazione narrativa che molto ha in comune con Tree of Life.
A Lido è stata presentata la versione estesa, di 90 minuti, arricchita da riprese in 35mm e narrata da Cate Blanchett, la cui voce solenne recita un monologo rivolto alla Madre, alla Vita origine e motivo di tutto.
È un film in continuo movimento, dove la scintilla vitale brulica in ogni inquadratura; è un continuo alternarsi fra il caos che ha generato il nostro pianeta, che ha ribollito per secoli, e la conseguente staticità di deserti e canyon; e di nuovo un ritornare al fermento con la nascita dei primi organismi biologici.
Immense le immagini partorite dal regista e dal suo ormai leale direttore della fotografia Paul Atkins, grazie anche a un uso della computer grafica che silente tenta di riprodurre un ipotetico zoo preistorico ai massimi livelli di realismo (a supervisionare gli effetti speciali troviamo Dan Glass, responsabile della trilogia di Matrix, e Douglas Trumbull, il cui nome è legato a 2001: Odissea nello spazio, Blade Runner e The Tree of Life).
In questo susseguirsi di vita e morte, auto-distruzione e auto-rigenerazione, Malick continua a porsi quegli interrogativi tutti umani sul senso di ogni cosa: noi esseri umani, nella nostra vita frenetica, pur essendo figli della stessa Forza creatrice che ha originato tutto il resto, appariamo confusi (le riprese interne delle nostre vite sono appositamente girate con camera a mano), vittime di un abbandono materno che non riusciamo a comprendere e alla cui mancanza di certezze cerchiamo di compensare in qualsiasi modo.
E non dà risposte, Voyage of Time. Piuttosto ne suscita e tenta di smuovere lo spettatore a fare lo stesso, prendendo in considerazione che forse un Senso, come noi lo consideriamo, non c’è se non il far parte del grande movimento vitale dell’universo, di cui occupiamo solo una delle tante tappe.
I detrattori di Malick potrebbero certamente fare appello al lato troppo criptico e filosofeggiante del film, ma come ogni buon documentario, il lavoro del regista americano è costruito su una sceneggiatura dall’intenzione chiara e che perfettamente si sposa con il percorso artistico del suo autore.
Voyage of Time: Life’s Journey è in concorso a Venezia 73. La seconda versione del film, intitolata The IMAX Experience, dura 40 minuti ed è narrata da Brad Pitt.