Trolls: la recensione – quando la felicità diventa stucchevole

Nel 1959 il danese Thomas Dam inventò i Trolls, strambi pupazzetti dai colori ed i capelli improbabili, che, anche nelle vesti di protagonisti di serie tv e videogiochi, sono stati da sempre caratterizzati per la loro sdolcinatezza quasi indecente. È a loro che la DreamWorks Animation si è ispirata, dando vita ad un’opera talmente carica di zucchero da far perdere smalto alla felicità stessa.

Trolls: l’unico film in cui la felicità è davvero troppa

I Trolls sono piccole creature dai colori sfavillanti, avvolti da una felicità perenne. Le loro giornate trascorrono in una routine di  balli, canti e feste. All’opposto, vi sono i Bergen, creature talmente infelici da essere arrivati a credere che mangiare un Troll possa essere l’unica cosa in grado di trasmettere loro un po’ di gioia.

Nell’ultima deliziosa festa organizzata dai Trolls, l’entusiamo sfugge di mano alle dolci creaturine, tant’è che Chef, ex Ministro della Felicità del popolo Bergen, scova il loro nascondiglio e ne cattura una parte. Saranno l’ilare Principessa Poppy, tutta rosa e fucsia e sempre pronta a cantare e far festa, e Branch, l’unico troll privo di colori e dotato di forte razionalismo e ironia, a salvare i dispersi, perché i Trolls sono il popolo in cui “nessuno viene abbandonato”.

Ovviamente i due antitetici protagonisti riusciranno nel loro intento, in quanto l’inno alla gioia che è questo film d’animazione sembra non poter essere arrestato da niente, nemmeno dalla sana razionalità. Lo stesso Branch perderà i suoi pregi, infatti per amore della Principessa Poppy riprenderà colore, tornando ad essere un Troll come gli altri.

Non bastasse la felicità a dir poco stucchevole che non abbandona la pellicola nei suoi lunghissimi 93′, questo film d’animazione si rivela la brutta copia di due grandi capolavori: I Puffi e Cenerentola. Dal primo riprende la fuga delle piccole creaturine dal grande Gargamella che vuole mangiarli, e dal secondo la perdita di un pattino da parte della sguattera dei Bergen che i Trolls hanno aiutato nella conquista del cuore del giovane sovrano.

I brevi momenti in cui questo infinito tormento si fa più lieve sono fornite da alcuni (in questo caso troppo pochi) tormentoni degli anni ’80, come Hello di Lionel Richie, True Colors di Cyndi Lauper e Sound of Silence dei Simon & Garfunkel.

Per concludere…

Sì, Trolls è un film da vedere, perché quando si è tristi e demotivati è importante ricordare che c’è sempre qualcuno che sta peggio di te, qualcuno che del mondo non ha capito niente e per questo motivo riesce a camminare col sorriso stampato in faccia.

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