Siamo forse davanti al capolavoro dell’anno? A quanto pare direi di si. Transcendence di Wally Pfister è un film straordinariamente lineare, senza particolari frizzi e lazzi scenici, non è ridondante né strappa-lacrime, è un film dove sarà quasi impossibile trovare difetti. L’analisi comincia dalla trama.
Due scienziati compagni di lavoro e nella vita (Johnny Depp e Rebecca Hall), stanno sviluppando un super-computer in grado di aiutare l’umanità in ogni istante quotidiano. Medicina, Chirurgia, Biologia diverranno molto più avanzate e sofisticate grazie all’aiuto di questa gigantesca intelligenza artificiale: Il Pitt. Alla fine di un convegno il dottor Will Caster (Depp) è vittima di un vile attentato terroristico per mano di un gruppo di fondamentalisti anti-tecnologici. Il proiettile sembra non averlo ferito profondamente, ma la tragica scoperta avverrà in seguito a dei controlli medici effettuati sullo stesso dottor Caster. Il colpo era intriso di Polonio, un isotopo radioattivo che lo porterà entro 5 settimane alla morte. Afflitto da questa notizia, il dottor Caster assieme alla dottoressa Evelyn Caster, coadiuvati dal genio informatico Max Waters (Paul Bettany), si mettono al lavoro per trasferire i pensieri, la coscienza e tutto ciò che concerne l’intelletto del morente dottore. L’esperimento riesce a pieno, ma non hanno fatto i conti con uno dei più grandi interrogativi della storia dell’umanità: una macchina può avere sentimenti umani ed essere sottoposta al libero arbitrio?
Da questo quesito, oserei dire esistenziale, si snoda la trama del film in maniera alquanto sinuosa. Non vi si ritrovano elementi che confondono lo spettatore, ma il modo di sviluppare e estendere la pellicola è tipico di un regista alla prima volta dietro la macchina da presa. Il ragazzo sembra avere le idee chiare fin dall’inizio, l’uso del flashback all’incipit del film funziona alla grande, la fotografia è eccezionale, ricorda quasi l’esperienza di un fotografo di National Geographic. L’accuratezza con la quale vengono delineati i profili dei protagonisti è sagace e azzeccata, Depp è straordinario nel suo ruolo, ma dopotutto non è una novità, la Hall sorprende per carica emotiva e possanza filmica.
Dove può veramente arrivare l’uomo?
La più grande sfida del genere umano in un film che non manca di illustri predecessori. Difatti la categoria dei film sulle intelligenze artificiali è ricchissima, a partire dal capolavoro di Ridley Scott del 1982 Blade Runner, a proseguire con L’uomo bicentenario di Chris Columbus del 1999 fino ad arrivare AI – Intelligenza Artificiale del 2001 di Steven Spielberg, basato su un progetto di Stanley Kubrick. L’uomo e la macchina, divisi da una sottile linea di demarcazione, ma cosi simili e nello stesso tempo diversi. Transcendence dimostra che il potere della tecnologia riesce ad ergersi al di sopra dell’uomo, creando una sfera quasi cultuale e a tratti divistica. La mente del dottor Caster è grande, ma la sua potenza artificiale mette in serio pericolo il mondo. La bramosia di avere per forza tecnologia ovunque, porta ad un completo black-out, uno shutdown che riporta l’uomo all’età della pietra. Eterno ritorno nietzschiano e teoria dell’estensione di Hubble sembrano ruotare intorno alla trama del film. La prima perché dimostra apertamente che l’eccessivo progresso ci riporterà ad un tragico punto di partenza, la seconda è la l’apoteosi della tecnologia; un minuscolo chip può espandersi fino a diventare più potente dell’uomo. Ma non è tutto. Il dottor Will Caster, prima di essere terminato, vicino alla moglie morente capisce che la più grande forma di tecnologia non è la tecnologia in se, ma è la natura. Il film si apre con una splendida slow motion di una goccia di acqua e termina alla stessa maniera. L’archè dunque è rappresentato dalla natura, la più grande tecnologia dell’oltreuomo. La macchina capisce che il suo universo ha comunque una fine all’interno del computer, ma non all’interno della natura. Quando Max Waters cammina triste per le strade oramai abbandonate di New York, coperta a terra da una montagna di ruderi tecnologici inutilizzabili, si accorge tornando nella casa dei coniugi Caster che nel loro giardino, un girasole è sbocciato spontaneamente. Il miracolo della vita è avvenuto di nuovo. Concludendo, direi che questo film rappresenta l’ennesimo monito verso l’eccessivo progresso tecnologico. La macchina ci aiuta, ma non deve spodestarci dal ruolo di esseri viventi, pensanti ed in grado di provare emozioni. Una macchina può rivoltarcisi contro come AL9000 in 2001: Odissea nello spazio, essere cinicamente calcolatrice come in Alien, oppure avere l’intelligenza di sublimarsi in qualcosa di più grande, come in Transcendence. L’armoniosa opera di Pfister per la nuova frontiera della tecnologia: la natura.
Articolo di Emiliano Cecere