VOTO MISTER MOVIE: [star rating=”3.7″]
Presentato come film d’apertura del 32º Torino Film Festival, Gemma Bovery è la nuova raffinata commedia della regista francese Anne Fontaine, che vede come protagonisti Fabrice Luchini e Gemma Arterton.
Una sala stracolma all’auditorium Giovanni Agnelli a Torino Lingotto ha accompagnato l’anteprima di Gemma Bovery, in sala anche la regista Anne Fontaine che si può ritenere soddisfatta di uno dei lavori a sfondo commedia forse più riusciti della stagione invernale (al cinema da Gennaio 2015, Officine Ubu). Gemma Bovery è un film frizzante e pungente allo stesso tempo, se dir si voglia un melodramma raccontato con un sorriso francese, trasposizione del Graphic novel di Posy Simmonds datato 1999. Da un incontro casuale possono derivare tante cose: Gemma Bovery possiamo definirlo come una commedia eccentrica ed amara, dedita a raccontare le disavventure sentimentali di una giovane donna, Gemma, interpretata dalla bella Gemma Arterton. È la forza della fantasia che rende vita il film, c’è stato un lungo passo che parte dal graphic novel fino al romanzo, la storia di Gemma in sé per sé prende vita grazie ad un panettiere della Normandia, ed alla sua passione per il romanzo di Madame Bovary di Flaubert, scritto proprio in Francia nel 1865.
ATTENZIONE SPOILER – È la stessa regista Fontaine che ci spiega il suo primo approccio con la Bovery: «Ho conosciuto il graphic novel solamente una volta già vista la sceneggiatura e ne ho subito apprezzato l’originalità. Non si tratta di mettere solamente in scena il romanzo Madame Bovery di Flaubert, ma di moltiplicare l’andirivieni tra romanzo e le opere di finzione contemporanee. Una volta visto il potenziale, mi è subito venuto in mente Fabrice come protagonista della trasposizione, si è guadagnato il ruolo del protagonista, incentrato sull’amore spudorato per la letteratura, ho subito sovrapposto lui e la sua personalità come fulcro principale del tutto. La Bovery è vittima di tre uomini, nella scena finale per esempio vediamo loro tre che camminano insieme e si colpevolizzano a vicenza, ma l’unica colpa è quella letaga alla casualità degli, all’alchimia della predizione che il fornaio teme, ed anche spera, anche la morte (nel romanzo Madame Bovery lei si suicida), per me è quasi una dimostrazione che non credo agli uomini che uccidano le donne, la colpa è come spesso legata alla fatalità della crudeltà del destino e della sorte, ad esempio lei che nel film muore soffocata da un pezzo di pane, e mentre viene salvata da un uomo, la gelosia di un altro compie l’atto carnale della morte. Questa donna, i movimenti, le riprese sono volutamente espresse con gli occhi ed i profumi dell’uomo che è il Martin Joubert (Luchini), una forza sensoriale ed un erotismo non agito ma immaginato, che ciononostante resta veramente forte.»
Con Gemma Bovery si cerca di reinterpretare in chiave moderna la straordinaria storia di Flaubert, con la quale la stessa protagonista all’interno del film scopre il romanzo per la prima volta grazie all’assonanza data dal panettiere, possiamo definirlo come un gioco di specchi dato dagli eventi, con questo il film è fondamentale che resti comico, ed è importante che faccia ridere in modo originale. Anne Fontaine accenna qualcosa sul suo prossimo lavoro, sarà un cambio, niente più commedie infatti, nulla è ancora stato definito ma sarà ambientato nel 1946 in Polonia, in un convento di monache, dove sette delle quali sono incinte, vittime di stupro.