The Idol: recensione del film tratto dalla storia vera di Mohammed Assaf

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The Idol, proiettato già al Torino Film Festival , uscirà nelle sale il 14 aprile. Il film è diretto da Hany Abu-Assad, con una sceneggiatura di Sameh Zoabi ed è tratto da una storia vera, e questo rende il tutto più interessante.

The Idol ripercorre la storia di Mohammed Assaf, dalla sua infanzia fino al momento decisivo della sua vita: la vittoria del talent show Arab Idol nel 2012. I momenti della vita scelti da Hany Abu-Assad sono tutti utili ai fini della storia e a delineare il profilo psicologico del protagonista. Per semplificare il racconto ha diviso il film in due parti, la prima riguarda l’infanzia del protagonista, agli inizi della sua carriera da cantante, mentre nella seconda lo troviamo già cresciuto, nel momento della svolta della sua vita. È positivo anche che il regista abbia scelto di mettere delle riprese originali che raffigurano i numerosissimi fan di Mohammed in occasione delle finali del talent, queste scene fanno capire che il giovane cantante non è stato solo un personaggio televisivo, ma un vero e proprio Idol.the-idol-song

Siamo a Gaza. Sinonimo di tanti conflitti, distruzione e disperazione, ma per Mohammed Assaf e sua sorella Nour, Gaza è la loro casa e il loro parco giochi. E’ dove, insieme ai loro migliori amici Ahmad e Omar, fanno musica, giocano a calcio e hanno il coraggio di sognare in grande. La loro band è alla buona, utilizzano vecchi strumenti musicali, ma nonostante tutto hanno grandi ambizioni. Mohammed e Nour desidererebbero cantare all’Opera Hall del Cairo; per raggiungerla sarebbe necessaria una vita intera, ma Mohammed scoprirà che per alcuni sogni vale la pena di lottare. Lungo la strada, Mohammed incontrerà la tragedia e proverà la solitudine. Il mondo che lo circonda andrà in frantumi. Nonostante tutto, comunque, Mohammed sa che la sua voce lo libererà dal dolore che lo pervade, e porterà a un popolo senza voce la gioia. Per pagarsi gli studi universitari canta ai matrimoni e guida un taxi. Anche quando l’assedio nel territorio di Gaza si intensifica, e si vive in una situazione sempre più minacciosa, Mohammed sa di avere un dono raro; con la sua voce può far sorridere e dimenticare i problemi e i dolori. Una sera, ecco la possibilità che il sogno si avveri: sente in tv che i provini per “Arab Idol”, lo show più popolare nel mondo arabo, si svolgono al Cairo. I confini sono chiusi. Sembra non esserci via d’uscita. Ma la voglia di realizzare un sogno è più forte di ogni ostacolo… Ecco l’opportunità di cambiare la sua vita e dare a un popolo senza voce la più grande sensazione: la libertà di amare, vivere e sentirsi liberi.

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La fotografia contribuisce a creare l’atmosfera in cui si trovano i personaggi ed è in sintonia con i loro sentimenti. Nella prima parte, dove i protagonisti sono ancora bambini, i colori sono vivaci e luminosi, l’atmosfera giocosa e piena di speranza per un futuro migliore. La seconda parte invece fa percepire la sofferenza, i sacrifici e la pressione che il protagonista prova, rendendo i colori più cupi e ambientando le scene in locali chiusi come stanze d’albergo e sale d’attesa.

Le interpretazioni sono positive, sia quelle dei bambini che quelle degli adulti. Ovviamente i più piccoli sono meno naturali, ma questo non influisce negativamente sul film. I più grandi invece, venendo da un percorso formativo adeguato, riescono a trasmettere il loro stato d’animo in modo semplice, senza strafare. Questo alleggerisce il film, il quale descrive la difficile situazione in cui si trovano i palestinesi a Gaza.

The Idol quindi è un buon film, fa riflettere sulle reali situazioni in cui si trovano certe popolazioni e stimola lo spettatore a seguire le proprie passioni e a lottare per realizzare i propri sogni.

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