The Conjuring: il caso Enfield – Recensione

The Conjuring – Il caso Enfield trita senza impastare molti topoi dell’horror.

Recensione: The Conjuring 2, un horror pulito che cade nel ridicolo

Trama classica. Inghilterra; famigliola composta da madre, due figli di cui uno balbuziente e due figlie di cui una introversa e problematica. Padre fuggito lasciando un vuoto che si coglie troppo poco. Di notte, ovviamente, cominciano ad accadere cose strane: sonnambulismi, oggetti che si muovono, presenze inquietanti. In parallelo, una coppia di coniugi sensitivi che lavorano per la Chiesa come “ghost detectors” si trova a fare i conti con premonizioni tragiche. La strada dei due s’incrocerà con quella della famiglia, nel tentativo di salvarli da una presenza oscura.

Il film prova a evocare atmosfere da Esorcista, e nella prima metà vi riesce. Buona profondità registica che gioca su piani e silenzi. Stop-motion iniziale che titilla corde d’inquietudine ma che viene presto dimenticata a favore di un baccano più maldestro. La tensione c’è. Si gioca dapprincipio sull’invisibile e su una distanza tra vittime e spiriti, ma un mostro-suora che sembra Marilyn Manson ai bei tempi rovina il gioco di suspence e non visibile. Il grosso problema è l’esondare della trama nella seconda metà del film. C’è troppo sul fuoco, tra ricerche di spiegazioni razionali, divino, inferno e paradiso, problemi psicologici, demoni, fantasmi… troppo. Non c’è un gioco simbolico tra psicologia e paranormale (come invece l’ottimo The Babadook avrebbe dovuto insegnare…); è tutto buttato lì, ammucchiato alla rinfusa, con una prima ora in cui si sprecano jumpers e tensione, che lasciano però il posto a una sceneggiatura fatta di sbadigli e spiegazioni strampalate, e a rivelazioni che scadono nel ridicolo.

Per concludere…

Il film vorrebbe ma non riesce inserirsi nella suite strapiena dei gialli-horror-paranormali. Ma, se la regia di James Wan (Fast and Furious 7) funziona, la storia, le motivazioni dei personaggi, i dialoghi e le svolte scricchiolano in troppi punti.  Lo squilibrio tra una prima metà caricata di suspence e una seconda piuttosto vuota finisce per risultare assopente. Solita buca in cui si va a invischiare chi vuole trovare una logica del soprannaturale.

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