The Amazing Spider-Man – La recensione

Il 4 luglio, dopo appena pochi anni dalla fine della trilogia di Sam Raimi, torna sugli schermi italiani l’uomo ragno ovvero The Amazing Spider-Man, girato dal regista Marc Webb e che vede come protagonisti Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Sally Field e Martin Sheen. All’età di sette anni, dopo la morte dei sui genitori, Peter Parker viene affidato alla zia May e allo zio Ben e dopo dieci anni lo ritroviamo nei panni del liceale timido e solitario infatuato della sua compagna di classe Gwen Stacy, la figlia del capitano della Polizia. Dopo aver scoperto in soffitta una vecchia valigetta appartenuta a suo padre contenente documenti segreti, Peter fa la conoscenza del Dr. Curt Connors, vecchio amico di famiglia e collega presso la Oscorp, nel laboratorio del quale, dove vengono studiati gli innesti fra cellule animali e umane, viene morso da un ragno e si ritrova così dotato di poteri strabilianti.

Il regista Marc Webb ha ricevuto dalla Sony un incarico davvero gravoso: rilanciare il personaggio di Spider-Man dopo una  trilogia di successo conclusasi appena cinque anni fa. Ma il regista convince e il film, grazie anche alla sceneggiatura di James Vanderbilt, Alvin Sargent e Steve Kloves e alle numerose scene d’azione curate dallo stesso Webb, è godibile ed avvincente. Una delle cose che rende diverso il personaggio di Webb da quello di Raimi è che il mondo è reale e fa anche male; al contrario del vecchio personaggio infatti, quasi sempre in tiro e mai spettinato, qui Peter Parker è spesso gonfio di lividi dalle botte che ha preso nello scontro con i cattivi di turno. Il nuovo Peter Parker è un adolescente dotato di sarcasmo e di humor come nei fumetti originali e anche se a non tutti piacerà la tavola di skate dalla quale non si separa mai, la modernizzazione dei personaggi risulta piacevole e non stona affatto con la storia. Anche la Gwen Stacy interpretata da Emma Stone è molto più combattiva e reale della Mary Jane interpretata a suo tempo da Kirsten Dunst e questa volta, come invece non era avvenuto con il Norman Osborn interpretato da William Defoe, gli sceneggiatori, spulciando tra i vecchi fumetti, sono riusciti a trovare anche il collegamento tra l’eroe e il cattivo.

Altro fiore all’occhiello è sicuramente il protagonista Andrew Garfield, attore emergente veramente dotato e capace di coinvolgere il pubblico grazie anche alla speciale intesa nata con l’attrice Emma Stone. La morte dello zio Ben rimane sostanzialmente uguale, ma qui è sviluppato molto di più il rapporto che lo legava a Peter Parker e anche qui troviamo intatta la morale “Da un grande potere, grandi responsabilità”. Il film non è però esente da difetti: troppa modernità, soprattutto nel look e negli accessori, fra dieci o quindici anni potrebbe renderlo già vecchio, al contrario di quello di Raimi, ma il problema vero è che è davvero passato troppo poco tempo, nella memoria è ancora troppo presente la trilogia e guardandolo spesso e volentieri si ha come l’impressione di averlo già visto. In definitiva lo Spider-Man di Webb è un film che risulta meno fumettistico e reale, visto che Peter Parker rappresenta l’eroe meno in carta di tutti.

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