Se Star Trek: Beyond poteva avere un qualche appeal per soggetto e trama, viene tutto smontato dalla realizzazione. Troppo con troppa poca cura. E i soliti effettoni speciali di contorno che diventano i veri protagonisti.
Ombre dei padri su Kirk (Chris Pine) e Spock (Zachary Quinto). Tragedie personali sbrodolate con didascalismi e frasi fatte. Retorichina sull’infinità dello spazio. Poi si parte all’avventura. L’Enterprise, dalla base-città stellare di Yorktown, si lancia in una missione di salvataggio attraverso una nebulosa. Ma (ovviamente) è una trappola organizzata da un popolo alieno capitanato dal malvagio Krall per impossessarsi di un manufatto nelle mani di Kirk. Nave distrutta, equipaggio decimato e catturato.
La regia di Justin Lin indugia troppo su movimenti di macchina rotatori (scuola J. J. Abrams). Se il primo è spaesante e suggestivo, al terzo abbiamo la nausea. I pochi membri dell’Enterprise ancora liberi devono trovare un modo per salvare i compagni e sventare i piani di Krall, arso dall’odio verso la Federazione. Esplosioni, azione, spari. I colpi di scena (totalmente attesi) sono la norma. Se il primo aiuta a mantenere l’attenzione alta, al terzo ci si è già appisolati. Facile Retorica dei Buoni (“noi siamo insieme e quindi siamo più forti!!!”) che si spreca, alternandosi a battutine ad effetto. Se la prima può far sorridere, alla terza cominci a controllare quanto manca alla fine del film. Qualche ammicco per inorridire i fan. Scene in CG di forte impatto. Tensione che cade dopo pochi minuti nell’ovvietà della conclusione. E poco altro.
Se Star Trek: Beyond non manca di spettacolarità, manca di tutto il resto. Se la trama (per quanto banale) lascerebbe ampio spazio all’inventiva, viene riempita solo da effetti speciali Se i personaggi avrebbero qualcosa da dire, vengono ridotti dai dialoghi a ridicoli sfottò di se stessi. Se la regia poteva avere delle buone carte da giocarsi, se le gioca troppo e troppe volte. Si esce dal cinema con giramento di testa e la sensazione di aver perso tempo.