C’è almeno un (grosso) motivo se Una spia e mezzo riesce a strappare risate: Dwayne Johnson, alias The Rock. L’attore quarantaquattrenne (Il Re Scorpione, Pain and Gain) è riuscito negli anni a ritagliarsi un personaggio sulle sue corde. Grande Gigante Gonfio e Gentile. Certo, non è l’unico ingrediente del film a funzionare, ma il suo gigioneggiare per due ore tra ironia, autoironia e metaironia è spezia che dà sapore all’intero piatto.
Una spia e mezzo – Una coppia che colpisce nel segno
Coppia d’opposti invertiti negli anni. Il primo (Johnson), al liceo, ciccione preso di mira dai bulli, ora superagente della CIA. L’altro (Kevin Hart), studente modello, il più figo di tutti, e ora commercialista scontento della sua vita. Una reunion liceale li rimette in contatto, e il secondo, suo malgrado, si trova invischiato in un complotto criminale internazionale che mette in pericolo l’intero paese. Temiamo che il trailer abbia sparato tutte le cartucce, ma le battute lì presenti sono esaurite in venti minuti e qua si continua a sghignazzare. Hart tiene il suo personaggio schizzato, ansioso, simbolo di un uomo mediocre attaccato e impaurito dalla sua quotidianità. Johnson è bamboccione carico di naivete, principi, muscoli e infantile ammirazione per il compagno. La coppia, inutile dirlo, funziona a meraviglia. Sia per la trama, sia per noi pubblico.
La regia ammicca (il salto da un palazzo ci ricorda un certo Gibson…), mentre sull’agente The Rock nascono dubbi. Inseguito dalla stessa CIA, è davvero un superbambinone o si prende gioco del compagno per portare a termine un grande disegno criminale?
Per concludere…
Commedia poliziesca che, su una scatola già vista, coniuga bene facce, stilemi, battute e messaggio. Scivoloni sull’ovvio e sul (gratuitamente) volgare di quando in quando. Ma ci si rialza con pallottole e autosfottò. Con la giusta leggerezza, anche le battute sui siti porno riescono a risultare centrate.