Regression: Recensione del film di Alejandro Amenábar

Sono passati 6 anni dall’ultimo film di Alejandro AmenábarAgora, e quale miglior modo per tornare del genere che l’ha consacrato al cinema mondiale? Con Regression, il regista spagnolo affronta nuovamente il thriller riunendo, come fece nel 2001 per The Others, un cast internazionale guidato da Ethan Hawke ed Emma Watson.

Prendendo spunto dall’ondata di panico che si manifestò negli Stati Uniti fra gli anni ’80 e ’90 riguardo le sette sataniche, Amenábar racconta la storia del detective Bruce Kenner (Hawke), che nel Minnesota del 1990 indaga su un caso apparentemente legato al satanismo, innescato dalla testimonianza della giovane Angela (Watson).

Il film segue il modello di molti thriller di fine secolo scorso, costruendo una storia la cui linearità si rispecchia nello stile generale del film. Contenuti sono i dialoghi, scritti dallo stesso Amenábar autore anche della sceneggiatura, così come semplici ma incisivi sono i movimenti della macchina da presa.

QUI LA CONFERENZA STAMPA CON ALEJANDRO AMENÁBAR

Nonostante centrale nell’indagine sia la dimensione religiosa e in particolare la figura del Diavolo, Regression fa del lato psicologico il proprio nocciolo. Amenábar lascia man mano da parte il mistico e gli stessi studi psicologici, preferendo il mondo interiore personale, fondamenta di ciascuno di noi e conseguentemente della società. Questo è sicuramente l’aspetto più riuscito del thriller, che rappresenta un mondo fatto di illusioni e autoconvinzioni; questa dimensione alterata, che vediamo principalmente attraverso gli occhi del detective Kenner, e soprattutto la sua rappresentazione è il punto per cui Regression riesce a distinguersi da altri thriller di media fattura. Amenábar gioca con i meccanismi della narrazione e mette in secondo piano le rivelazioni e i risvolti dell’indagine ponendo davanti gli effetti che questi hanno sul protagonista.

Proprio per questo motivo, la sceneggiatura in sé non risulta molto accattivante, prendendo molto da altri film del genere e finendo per essere anche piuttosto prevedibile per chi mastica titoli simili. La premessa del film, per quanto tradizionale, avrebbe potuto essere sviluppata in modo da appassionare per tutta l’investigazione, ma in questo Amenábar non riesce interamente; col tempo, l’ago della bussola cambia direzione e il regista, che addirittura svela il colpo di scena quasi con noncuranza e all’inizio dell’ultimo atto, torna appunto a concentrarsi sulle conseguenze che l’indagine ha sulla psiche del detective. In egual misura, la critica generale alla religione e alla tecnica dell’ipnosi regressiva è superflua e poco incisiva; il regista non punta il dito contro una o l’altra, riconducendo nuovamente tutto al bisogno di certezze, per quanto diverse, di ognuno.

Il fulcro scelto da Amenábar per la propria storia è così al contempo il suo aspetto più interessante ma anche quello che rende il resto del film, per come lo spagnolo lo tratta, meno avvincente. Scavando nella psiche dei personaggi, mostrandoci i loro incubi e le loro paure, va contro le aspettative del pubblico e gestisce la suspense risparmiandosi trucchetti da quattro soldi, facendo invece affidamento sulla proprie capacità di creare atmosfere angoscianti grazie ai precisi movimenti di macchina e alle interpretazioni degli attori. Sfortunatamente, questa atmosfera Amenábar non riesce a supportare il tutto con una storia fresca e dai risvolti mozzafiato, che appare invece piuttosto anonima forse a causa dei tanti rimandi ai thriller dei decenni passati.

Con Regression, dunque, Alejandro Amenábar torna con un film che difficilmente lascerà un segno nel genere, ricco di ispirazioni ma di poca innovazione. Con una storia piuttosto blanda, raccontata con livelli interpretativi altalenanti, a volte sottotono altre eccessivamente sopra le righe, il titolo riesce tuttavia a costruire una dimensione psicologica piutto disturbante da risultare soddisfacente per quegli spettatori che non sono alla ricerca di un caposaldo del genere, ma che vogliono passare un paio d’ore in un mondo in cui la ricerca della verità assume un ruolo secondario, spodestata dal tentativo di ognuno di far prevaricare la propria ragione e degli effetti inquietanti che ciò può avere sul singolo e sulla collettività.

Regression (QUI il trailer), scritto e diretto da Alejandro Amenábar, uscirà in Italia il 3 dicembre. Il cast comprende Ethan Hawke, Emma Watson, David Thewlis, David Dencik, Dale Dickey, Lothaire Bluteau e Devon Bostick.

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