Checco Zalone non ha ancora esaurito le idee, a ben guardare il successo che continua a raccogliere pellicola dopo pellicola. La sua è un’ascesa continua sia in termini economici che in termini di pubblico, visto che i suoi film sono destinati ad incarnare il nuovo concetto di “nazional popolare”: alla portata di tutti, vengono apprezzati e compresi senza alcuna distinzione di età o estrazione sociale. In poche parole, Zalone fa ridere chiunque. Ormai giunto al suo quarto lungometraggio, le gag non sono mai ripetitive nonostante il suo personaggio resti sempre fedele a se stesso: il sempliciotto di paese, il cosiddetto “italiano medio”, quello pieno di pregiudizi ma che in fondo ispira simpatia proprio per la sua veracità.
Anche in Quo Vado? il protagonista si chiama Checco Zalone e, sebbene non sia più un ragazzino, abita ancora con mamma e papà. Il suo più grande sogno da bambino era diventare un “posto fisso” e il padre, grazie alla classica raccomandazione, riesce a farlo entrare in un ufficio pubblico a mettere timbri. Fidanzato ma con nessuna intenzione di sposarsi (nella sua vita c’è un’altra donna: la madre!), la vita di Checco subisce uno scossone quando viene approvata la legge che elimina le province. Il suo lavoro è in bilico e ci sono solo due possibilità tra cui scegliere: firmare le dimissioni e ricevere una piccola buona uscita oppure accettare un trasferimento. Checco opta per la seconda, seguendo i consigli dell’ex senatore Binetto (interpretato da un divertentissimo Lino Banfi). Il dirigente incaricato di risolvere ogni contratto pendente è una vera lady di ferro (credibilissima in questi ruoli l’attrice Sonia Bergamaschi) che lo sposta da una parte all’altra del Paese al solo scopo di farlo desistere, ma lo spirito d’adattamento e soprattutto la venerazione per il posto fisso permetteranno a Checco di trovarsi bene in qualsiasi posto. Anche… al Polo Nord! Lì il povero impiegato troverà nuovi valori, nuovi stimoli e soprattutto l’amore (di Eleonora Giovanardi, che interpreta la studiosa Valeria Nobili). Ma nessuno immagina quali saranno le ‘disastrose’ conseguenze di tutto questo…
In Quo vado? il mito del posto fisso è estremizzato: divertenti le scene in cui Lino Banfi si sveglia nel cuore della notte per ammonirlo: “Non lasciare il posto fisso a nessun costo, non firmare!”. Checco Zalone conosce perfettamente quali siano i difetti dell’Italia e gioca con loro, facendone una parodia esagerata ma estremamente veritiera. Il film regala battute e situazioni divertenti, eppure le maggiori risate sono dovute al fatto di finire inevitabilmente col riconoscere nella storia le tare dell’intero popolo italiano. Zalone le esaspera e a volte le ridicolizza, eppure il ritratto finale è ineccepibile: sdrammatizzandoli e svelandoli senza pudore l’attore ha conquistato il cuore dell’Italia che, per quanto possa essere imperfetta, sa ancora ridere di se stessa e dei suoi vizi.