Ci risiamo. A quello che negli ultimi anni è forse il genere cinematografico maggiormente vituperato, possiamo aggiungere il nuovo passo indietro mosso grazie a Ouija. Costruito attorno alla famigerata tavola per sedute spiritiche, il film è diretto da Stiles White, che di horror si occupa da qualche anno come sceneggiatore e co-autore di Boogeyman – L’uomo nero e The Possession.
Per la prima volta, oltre a realizzare lo script con la fidata collaboratrice Juliet Snowden, White si trova alla regia e mette insieme il tipico film dell’orrore. Un gruppo di ragazzi decide di investigare sulla morte sospetta di una loro amica e nel tentativo di scoprire la verità risveglia una forza maligna decisa a perseguitarli fino alla morte. Non è certamente questo presupposto più che classico a rovinare il film, che anzi dalla tradizione avrebbe fatto bene a prendere maggiormente, bensì il modo in cui questo si relaziona allo spettatore cercando di spaventarlo con trovate scontate senza nemmeno riuscirvi.
Avere un gruppo di giovani protagonisti funziona perlopiù sempre, in quanto permette di riunire figure differenti, riconoscibili e nel migliore dei casi con cui potersi identificare, perciò aver messo insieme un cast composto da volti relativamente nuovi, protagonisti di film e serie televisive più o meno famosi, si rivela anche piuttosto funzionale. Stavolta abbiamo la migliore amica della ragazza deceduta, il suo ragazzo, sua sorella minore con l’immancabile crisi adolescenziale, il fidanzato della vittima e un’amica comune.
Nei primi minuti, sembra quasi che il titolo possa giocarsela bene, prendendosi i tempi che gli servono e non ricorrendo a meri trucchetti per far trasalire il pubblico; quando però si avvia il reale motore degli eventi, le speranze svaniscono tristemente. La parte iniziale serve solo ad avvicinare i personaggi al contatto con l’entità malvagia e ad accennarne una caratterizzazione; quando parlavo di non accelerare necessariamente il ritmo, non intendevo perdersi a seguire i vari protagonisti mentre fanno il nulla, soprattutto per via della totale mancanza di fascino che questi riescono a esercitare.
Dopodiché, riusciamo finalmente ad avere un assaggio dell’orrore che dovrebbe accompagnarci durante il film. Il gruppetto si riunisce per utilizzare la tavoletta e libera il male; “Fantastico! Ora inizia il bello!” pensa lo spettatore ancora fiducioso, che invece si trova davanti giusto qualche jumpscare. Voglio precisare, non ho niente contro questa “tecnica”, per così dire, ma un buon film dell’orrore dovrebbe suscitare altre sensazioni oltre a far saltare dalla poltrona per una figura apparsa dal nulla con le casse che stridono. Da qui in avanti, invece, la visione di Ouija si trasforma nella semplice attesa del prossimo jumpscare; un’assenza di suspense e la mancanza di disagio nell’assistere a ciò che accade su schermo privano il titolo di quelli che dovrebbero essere i punti forti del genere, che dovrebbe avvinghiarsi a chi guarda mettendolo in uno stato di ansia. Gli effetti visivi di buona fattura potrebbero rappresentare un valore aggiunto, ma il poco coinvolgimento dovuto al carosello di cliché e prestiti da altre pellicole, il resto acquista un valore marginale.
La storia si muove a tentoni, con una trama striminzita; ancora una volta, non è la semplicità a spiazzare, quanto il tentativo di disseminare il titolo di colpi di scena e svolte che non stanno né in cielo né in terra. Se si fossero prefissati un traguardo, da seguire linearmente ma più coscienziosamente, il risultato sarebbe stato probabilmente migliore. Invece siamo costretti a vedere questi ragazzi oggetti della vendetta dello spirito; il segno distintivo della presenza, ovvero cucire la bocca alle proprie vittime, è un tratto interessante, ma poco sfruttato e le morti a cui assistiamo avvengono quasi interamente fuori scena. In mancanza di sequenze realmente violente e di personaggi che si muovono prendendo nella maggior parte dei casi decisioni sbagliate, ci dirigiamo mestamente verso l’epilogo.
Non vi rovinerò il finale, ma concedetemi una considerazione su un’altra tendenza ormai regola nel genere; una volta giunti al termine, desiderosi ormai di lasciare la sala, comprendiamo che il punto non era raccontare una storia, ma far spaventare qualche spettatore particolarmente suscettibile con lo stesso stratagemma ripetuto e che anche nel finale, ciò che importa è inserire un colpo di scena che dovrebbe far sussultare il pubblico, ma che è lampante non avere nessun fine reale all’interno della narrazione, presente solo perché divenuto consuetudine.
Dunque, Ouija delude perché si inserisce in quel mare di copie che il genere horror continua a sfornare a un ritmo disarmante. Con un budget non indifferente e un incipit curioso in cui il nemico sovrannaturale prende vita da un oggetto, Stiles White avrebbe realmente potuto distinguersi; ne avremmo apprezzato l’intenzione, che sembra invece essere stata solo quella di realizzare il solito horror moderno con poco brio e troppi tentativi di far saltare chi guarda con banali mezzucci. Si tratta di un esordio alla regia, ma considerando che White è anche co-autore della sceneggiatura, un cambio di rotta radicale è auspicabile, nella speranza di tornare a quegli horror che hanno più considerazione dello spettatore.
Ouija (QUI il trailer) arriverà nelle nostre sale l’8 gennaio. Diretto da Stiles White, che l’ha co-sceneggiato assieme a Juliet Snowden, il film vede nel cast Olivia Cooke, Ana Coto, Daren Kagasoff, Douglas Smith e Bianca A. Santos. Il film, distribuito in Italia da Universal Pictures, è firmato Platinum Dunes, Hasbro e Blumhouse Productions. Tra i produttori figura anche Michael Bay.