Nonno scatenato, recensione: un film assolutamente dimenticabile

Jason Kelly (Zac Efron) sta passando un momento difficile: è sotto stress per il matrimonio imminente, e in più gli è appena giunta la notizia della morte della nonna. Durante i funerali, si ricongiunge con il nonno paterno, Dick (Robert De Niro), ritrovatosi vedovo dopo oltre 40 anni di matrimonio. Subito dopo il funerale, con una scusa e un buon pretesto, Dick chiede a Jason di accompagnarlo in Florida, seguendo le presunte volontà della nonna defunta. Da questo momento in poi iniziano le vicende di Nonno Scatenato le vicende dei due protagonisti passeranno per uno spring break, un campo hippy e un carcere (per ben due volte), il tutto condito dall’immancabile miscela vincente di molti dei film comici degli ultimi decenni: stiamo parlando della santa trinità della commedia di cattiva qualità, una ricetta composta principalmente da droghe, tette e parolacce gratuite.

Sebbene ci siano casi in cui una ricetta simile abbia portato a risultati discreti, spesso apprezzati dal grande pubblico pur non brillando agli occhi della critica,  Nonno scatenato non sembrerebbe destinato a rientrare in tale categoria, nonostante un discreto debutto al botteghino. Forse a contribuire al generale senso di amarezza durante la visione del film è proprio la figura di Robert De Niro, attore vincitore di 2 premi Oscar, qui costretto a un copione formato da dialoghi forzati e da situazioni paradossali in un mancato equilibrio tra realismo e nonsense che di comico ha ben poco. Le situazioni politicamente scorrette sono diverse e coinvolgono, a turno, gay, neri ed ebrei, ma lo fanno senza alcuna vitalità e falliscono completamente. Il risultato è quello di vedere in bocca a De Niro le parole che, al di là di essere rudi e dissacranti, al massimo hanno il sapore di un vago deja-vu del bulletto che andava a scuola con voi alle medie.

A un certo punto si scopre che Dick ha fatto parte per anni dei cosiddetti “Berretti Verdi“, le forze speciali statunitensi, prima di essere costretto alla pensione. L’imparagonabile confronto con Jack Byrnes, il finto fioraio in pensione dalla CIA da lui sempre interpretato in Ti presento i miei sorge spontaneo, nonostante la diversa premessa del film. Se qualcuno di voi si aspettava qualcosa di simile al film del lontano 2000, magari giusto un po’ più irriverente, un po’ più “giovane” insomma, non potrà che restare deluso: Le battute e le scene divertenti qui si contanto sulle dita di una mano, e per i 102 minuti di durata del film a farla da padrone è il sorriso di disagio dello spettatore trovatosi in una situazione che, troppo spesso, rasenta l’imbarazzante.

Abbiamo dunque capito che non si tratta di un’opera di fine cinematografia, ma è un film brutto, valutandolo nel complesso? La risposta è sì, sicuramente. Ma è un film davvero così brutto? L’unica cosa certa è che si tratti di un film davvero dimenticabile. Non lascia niente dopo la visione, nemmeno una manciata di battute da poter riciclare la sera successiva al bar. A voi la scelta. Potrebbe anche funzionare per una serata informale tra amici, soprattutto se siete amanti del genere demenziale e avete pochissime pretese. Insomma, se doveste capitare in uno di quegli affascinanti cinema all’antica con una sola sala proprio quando Nonno scatenato è in programmazione, e se in quel giorno dovesse diluviare e il vento freddo gelarvi le ossa, magari potrebbe valer la pena di chiudere l’ombrello (sempre che vi siate ricordati di portarlo con voi), fare un bel respiro e comprare un biglietto.

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