L’Oriana – Recensione del film evento su Oriana Fallaci con Vittoria Puccini

loriana-recensione-oriana-fallaci-film-vittoria-puccini-vinicio-marchioniFandango TV e Rai Fiction uniscono per la prima volta le forze per portare sullo schermo L’Oriana, racconto di una delle figure più controverse e al contempo maggiormente di spicco del secolo scorso: la giornalista e scrittrice Oriana Fallaci.

La sceneggiatura è in mano a Stefano Rulli e Sandro Petraglia, già autori per la TV di Don Milani – Il priore di BarbianaPerlasca – Un eroe italiano, nonché più volte vincitori del David di Donatello per sceneggiature quali Romanzo Criminale e Mio fratello è figlio unico; la regia è affidata a Marco Turco, che nel 2007 diresse la miniserie Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu, e il ruolo di protagonista è vestito da Vittoria Puccini, fiorentina come Oriana Fallaci.

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Realizzare il primo progetto di fiction su una donna tanto complessa è intrigante, soprattutto considerando che in vita, la scrittrice, ha più volte negato la propria immagine a nomi quali Robert Redford e Michael Cimino; il risultato è tuttavia compromesso dalle idee piuttosto confuse (o chiare come il sole) della produzione, che vuole un prodotto che non sia televisivo, ma che non sia nemmeno realmente confezionato per il grande schermo. È infatti necessario precisare che di L’Oriana saranno rilasciate due versioni: una cinematografica, in sala per soli due giorni, della durata di circa un’ora e mezza; l’altra di circa tre ore trasmessa in TV in due puntate. Il sottoscritto ha perciò potuto assistere solamente all’edizione ridotta e dunque non ho idea di quale sia lo sguardo complessivo che sceneggiatori e regista hanno riservato nei confronti di questo progetto.

Questa, soprattutto questa, è la vistosa pecca di L’Oriana, che palesa il suo essere più che altro l’anticipazione di un appuntamento televisivo. Il film è a ogni modo visibile tranquillamente a sé e rappresenta Oriana Fallaci dai suoi primi grandi servizi in giro per il mondo fino agli ultimi anni della sua vita; sorvolando sulla sua formazione sociale e politica sin da giovanissima, in quanto figlia di un partigiano, nel lungometraggio ci troviamo di fronte a una giornalista già intenzionata a fare del suo lavoro una missione, senza rinunciare tuttavia al suo essere donna, ma anzi ribadendolo sempre come motivo di orgoglio. La scelta di Vittoria Puccini rende più semplice riprodurre la provenienza toscana della scrittrice; in generale, la sua interpretazione restituisce il fascino proprio della personalità sfaccettata della protagonista e anche tramutata in anziana dal trucco, nonostante questo non si riveli sempre perfetto, l’attrice riesce a convincere, ricorrendo per l’occasione anche a una voce roca e graffiante durante la vecchiaia del personaggio.

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Nonostante si tratti di un’opera biografica, non manca l’elemento di finzione, rappresentato in particolar modo dall’aspirante giornalista Lisa (Francesca Agostini) che oltre a giustificare la narrazione rivolta al passato, funge da doppio della protagonista: tanto protesa verso il tramonto della propria vita, votata interamente alla professione, è Oriana, quanto nel fiore degli anni e ingenua si erge la giovane Lisa. A parte ciò, il regista Turco cerca di immergerci nella Storia vissuta in prima persona da Oriana Fallaci, arrivando a spostare il set del film direttamente nelle reali location geografiche: dal Vietnam straziato dal folle conflitto con gli Stati Uniti alla Grecia in mano al regime dei Colonnelli. Questo sforzo da parte di una produzione è senz’altro degno di nota, soprattutto perché il regista si sente più ispirato in questi frangenti; muovendosi fra le ambientazioni italiane, Turco sembra imbrigliato da una regia semplicemente troppo televisiva, e anche la fotografia non fa eccezione, mentre sui set esteri, soprattutto fuori dall’Europa, manovra con più disinvoltura la macchina da presa. Non si tratta comunque di un idillio prolungato, e a volte la sensazione di trovarsi all’interno della Storia viene bruscamente interrotta o da una messa in scena non abbastanza curata o da ingenuità quali far parlare il 90% dei personaggi, anche in terra straniera, in lingua italiana. Immancabile, poi, la consueta mania tricolore (ma comunque non una nostra esclusiva) di rendere eccessivamente drammatiche sequenze che vivrebbero meglio senza ulteriori sterzate emotive.

Risulta palese che ad attrarre di questo titolo, rivelandosi la vera colonna portante, è la fama che circonda Oriana Fallaci, il cui racconto è senza dubbio interessante e, per chi non la conoscesse, il film potrebbe rappresentare un buon modo per riscoprire una figura così contraddittoria. Tuttavia, proprio alla luce di ciò, e la responsabilità potrebbe qui essere condivisa con gli autori, sarebbe stato più avvincente evidenziare anche le ombre di questa donna, che almeno nella versione ridotta reca invece costantemente una sorta di aura che la rende un personaggio non necessariamente simpatico, ma le cui inconciliabilità non sembrano mai scaturire in un effettivo conflitto. Nell’edizione cinematografica, per altro, ampio spazio è concesso alla sua relazione con il rivoluzionario greco Alexandros Panagulis, interpretato ottimamente da Vinicio Marchioni, che, in alcuni momenti, finisce persino per rubare la scena a Vittoria Puccini.

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È uno smacco, dunque, che la Rai e Fandango abbiano fatto un passo avanti solo per farne poi due indietro; il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, ha dichiarato come abbiano voluto realizzare un progetto cinematografico, di come la regia di Turco sia da grande schermo e tante altre belle cose, ma non basta portare la troupe in giro per il mondo per rendere un lungometraggio “cinematografico”. Allo stesso modo, sentire Domenico Procacci (fondatore della Fandango) asserire che sia consuetudine realizzare versioni differenti di film, con la Puccini a dargli manforte definendo impossibile portare al cinema un film di 3 ore, lascia piuttosto di stucco. A questo punto viene da pensare che l’obiettivo della proiezione evento nelle sale non sia altro che la prima mossa per portare poi lo spettatore davanti al piccolo schermo; la seconda opzione che mi balena nella mente è che non si reputi il pubblico italiano capace di sostenere una visione eccessivamente lunga e che, piuttosto che dargli una possibilità, sia meglio rifilargli un titolo incompleto, nella speranza che assista alla versione definitiva in salotto, ovviamente in due serate distinte. Credo dopotutto che se qualcuno fosse veramente interessato a scoprire la storia di Oriana Fallaci, così come di qualsiasi altro personaggio, preferirebbe di gran lunga assistere a un viaggio lungo ma compiuto piuttosto che a una gita sbrigativa, soprattutto se i piani sono comunque quelli di mandare in onda un girato di tre ore.

Per queste ragioni, L’Oriana non fallisce tanto (o comunque non esclusivamente) perché mal fatto in linea generale, ma perché pensato male alla radice; le interpretazioni sono di buon livello, la personalità della protagonista si presta bene a un racconto cinematografico e la sensazione che lascia la proiezione può spingere a volerne sapere di più su di lei, ma l’intreccio fra vita intima e professionale della giornalista, così come le sue complessità, non vengono analizzate debitamente, come potrebbe forse fare la versione per la TV. Il titolo è tutt’altro che privo di pecche, anche tecniche, ma ciò che rende difficile definire cinema questo lavoro è l’intenzione della produzione, alla fonte, di non fare assolutamente cinema; a questa esigenza il cast artistico si è poi mestamente adeguato realizzando un’opera di stampo televisivo, la cui proiezione limitata nelle sale ha come scopo successivo quello di promuoverne la trasmissione estesa sul piccolo schermo, sperando di far leva sul fascino di una giornalista insieme controversa e incisiva che ha vissuto la Storia da protagonista.

L’Oriana sarà nei cinema italiani solo il 3 e il 4 febbraio (in 60 sale sparse per la penisola) nella versione ridotta, mentre la versione estesa sarà trasmessa in prima serata su Rai1 divisa in due episodi, in onda il 16 e il 17 febbraio. Diretto da Marco Turco, il cast comprende Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni, Francesca Agostini, Adriano Chiaramida, Maurizio Lombradi, Gabriele Marconi, Stephane Freiss e Benedetta Buccellato. A breve pubblicheremo anche la conferenza stampa con il cast, il regista, gli sceneggiatori e i produttori del film.

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