Dan Dan: [riferendosi al padre] Non c’entro niente con lui, io obbedirò al partito.
Lu Yanshi (Chen Daoming) e Feng Wanyu (Gong Li) sono una coppia unita, costretta a separarsi quando lui viene arrestato e mandato in un campo di lavoro come prigioniero politico. Rilasciato nel corso degli ultimi giorni della Rivoluzione Culturale, Lu riesce finalmente a tornare a casa ma lì scopre che la moglie che tanto ama è affetta da amnesia e ricorda poco del suo passato. Incapace di riconoscerlo, Feng continua ad attendere pazientemente il ritorno del marito. Estraneo in seno ad una famiglia distrutta, Lu Yanshi è però deciso a far rivivere il loro passato e a risvegliare i ricordi della moglie…
Il film è diretto da uno dei più importanti e influenti registi cinesi, Zang Yimou. Debuttando nel mondo del cinema come direttore della fotografia, nel corso degli anni muta il suo ruolo in regista, dirigendo film come Sorgo rosso, Ju Dou, La foresta dei pugni volanti e La città proibita.
Anche in questa pellicola riesce a raccontare una storia affascinante facendo un buon lavoro.
Il cinese Zou Jingzhi, a cui è affidata la sceneggiatura, non nasce come cineasta, bensì come poeta e autore di opere teatrali, professioni che lo hanno reso uno dei drammaturghi più prolifici del paese. I dialoghi sono semplici, certe volte assenti, e spetta agli attori colmare questo vuoto; ed è grazie a loro che la sceneggiatura non nuoce al quadro completo del film.
La fotografia guidata da Zhao Xiaoding è un altro fattore chiave. I colori sono ben amalgamati tra di loro e questa accuratezza procura molto piacere allo spettatore.
Sono gli attori a dare al film un certo rilievo. Gong Li, nel film affetta da amnesia, è strepitosa quando fa capire allo spettatore, che non ha ben inteso la situazione. Vedendola in questa interpretazione si può capire perché viene definita la musa della “Quinta generazione” dai registi cinesi. Chen Daoming interpreta il marito di Gong, prigioniero politico che viene rilasciato dopo la Rivoluzione Culturale. Anche lui riesce a trasmettere emozioni, seppur non paragonabile alla moglie.
Diplomata all’Accademia di Danza di Pechino, Zhang Huiwen debutta sul grande schermo proprio con Lettere di uno sconosciuto. Nel film certamente si notano i suoi studi accademici, anche quando si esercita nella danza maneggiando un fucile. Il suo ruolo è un po’ antipatico quando rinnega l’amore del padre per quello del partito, ma dopotutto il film racconta la storia e, grazie anche alle testimonianze, è attendibile.
Il film quindi è da vedere se si vogliono conoscere meglio le condizioni del popolo cinese degli anni ’60 e soprattutto per scoprire i cast artistico che molto probabilmente vedremo ancora in futuro.