La notte del giudizio: Election Year – Recensione

La notte del giudizio: Election Year è un thriller parabolico. Nel senso: parte con una gran spinta, ma perde forza nel punto del climax. Prova ad essere parabolico anche in altri sensi. Prova a sottendere messaggi politici, sociali, ma cade parabolicamente e invariabilmente nel banale.

Trama

Rivediamo background e personaggi dei primi due della serie. USA, ogni anno per una notte – 12 ore – qualunque crimine rimane impunito. Omicidi, follie, stupri. Questo è il purge,  la purificazione (orrenda la traduzione italiana “sfogo”). La senatrice candidata alle presidenziali (Elizabeth Mitchell) che si batte contro questa istituzione, è chiusa in una casa sorvegliata da un gran numero di guardie. Tra questi, Leo Barnes (Frank Grillo – già protagonista del secondo film), che ha perso un figlio durante il purge ed è deciso a proteggere la senatrice ad ogni costo. Qualcuno tradisce, casa invasa da milizie, ma i due riescono a fuggire. Da qui in poi è fuga per le strade.

Election Year: grottesco che si sgonfia

Arie da Guerrieri della notte. La regia di James De Monaco dà libero sfogo alla propria perturbante immaginazione. Splatter, grottesco, grandguignolesco. Ma, se le immagini hanno un buon impatto orrorifico, non altrettanto si può dire dei personaggi messi in scena. Tinte troppo nette, abbozzi psicologici che non riescono a sfondare. La trama sbatte in qua e in là, arrampicandosi su specchi di retorica e cocciutaggine poco credibili. Altri personaggi si uniscono al gruppo e, quando da fuga senza scopo (se non la sopravvivenza) si passa ad avere un sicuro obiettivo, si perde anche quella forza da film horror che il film era riuscito a guadagnarsi.

Per concludere

Il film funziona bene per la prima metà. Poi, qualcosa s’intromette. La buona commistione tra grottesco e prevedibile si sbilancia a favore di quest’ultima e di una larga dose di made in US. Retoriche, raffiche e rapimenti, con conseguenti e proverbiali salvataggi all’ultimo minuto. Il trito sgonfia il pallone di follia che si era riusciti a gonfiare. Eccessivo, forse, inumano e caricato, ma almeno, inquietante, godibile e inaspettato.

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