Jason Bourne – Recensione: servizi troppo poco segreti

Jason Bourne - Recensione: servizi troppo poco segreti

Non fa eccezione Jason Bourne, ultimo (forse) film della saga dedicata all’ex agente CIA impersonato da Matt Damon, alla dilagante carenza d’idee di sequels, rifacimenti, reboot, prequel. Prendi qualunque film d’azione in seconda serata. Cambia facce agli attori, qualche battuta. Trova le location più disparate. Aggiungi qualche ammicco al contemporaneo. E il gioco è fatto.

Recensione Jason Bourne

Peccato. Peccato perché, con gli altri quattro film, si era riusciti a tratteggiare un buon personaggio. Non perfetto, non originalissimo, ma funzionante e funzionale. Il tormento, l’amnesia, le straordinarie abilità, il senso del dovere, avevano creato un mix accattivante. Tutto buttato all’aria in due ore. Peccato.

Jason Bourne – Spari, inseguimenti e prevedibilità

Jason Bourne (Matt Damon) è in Grecia, dove vive grazie a incontri di boxe clandestini. La CIA non si è scordata di lui, e la sua amica Nicky (Julia Stiles) lo contatta per ricordarglielo. Nuovi esperimenti per creare superagenti altamente qualificati. Dewey (Tommy Lee Jones), capo della CIA, manda Asset (Vincent Cassel), killer perfetto e spietato in cerca di vendetta su Bourne, per risolvere la questione una volta per tutte. Nicky morta, Jason di nuovo solo. Ma trova risposte (ovvie) al suo passato. E un insperato aiuto nell’agente CIA Heather Lee (Alicia Vikander). Per lui è il momento della resa dei conti.

Si ammicca ai social, alle loro potenzialità nocive, al solito dilemma tra sicurezza e libertà. Si sbrodola un po’. Per il resto sono inseguimenti (e incidenti) tra auto, moto e camioncini SWAT. Sparatorie. Morti. Doppi giochi. Tripli giochi. Colpi di scena (attesi). Il cast non aiuta. Recitazione ingessata, svogliata. Cassel l’unico che riesce quasi a convincere (ma il suo personaggio “vince facile”). La telecamera malferma non aiuta concentrazione e immedesimazione. Si moltiplicano le location suggestive. Atene a ferro e fuoco. Roma. Las Vegas. Ma sono solo colorati pannelli scenografici dell’ennesima replica.

Per concludere…

Jason Bourne è un film già visto. Tenta di tirare le somme dei suoi predecessori, ma lo fa in modo stanco. Canonico fino alla narcolessia. C’è troppa volontà di chiudere e, in mancanza d’idee, si tappano i buchi con scene di repertorio. Appassionante solo per i fan della saga e del genere.

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