Interstellar: recensione in anteprima

VOTO MISTER MOVIE: [star rating=”2.5″]

L’amore per la famiglia, il rapporto padre-figlia, coltivato e sviluppato, in un viaggio interstellare che cerca di salvare la specie umana.
Sono questi i temi, tra cui l’amore celato dal viaggio spaziale, che Christopher Nolan (regista di Inception, The Prestige, la trilogia del Cavaliere Oscuro) pone sullo schermo con il suo nuovo film Interstellar.
Perché Nolan ormai gioca con gli spettatori, cercando di porre sentimenti umani sotto la storie da lui affrontate, e in termini generici, questo film pare solo un banale viaggio nello spazio per salvare il mondo.
Vero, ma anche no.

Il tutto è ambientato in futuro imprecisato, senza spiegarci il perché e il per come la terra e la stirpe umana sia incasinata come Nolan ci pone (cosa comunque immaginabile); e come tratta questo inizio, Nolan tratta in egual misura anche la fine, buttandoci giusto qua e là alcuni indizi su come va a finire, e basta. Nulla di più, perché il tutto riguarda il mentre.
La terra, da che era una spugna che dava la vita, ormai è stata spremuta talmente tanto che si è rinsecchita, diventando ribelle nei confronti di quegli umani che non si sono curati di lei, tramite crisi, piaghe ed eventi atmosferici che da insoliti sono diventati la norma.
Cooper (Matthew McConaughey) è un ex pilota e ingegnere ormai contadino, un lavoro che permette la sopravvivenza (e solo con il mais); in realtà è più contadino suo figlio Tom (interpretato da giovane da Timothée Chalamet, da adulto da Casey Affleck e da anziano da William Devane), perché la testa di Cooper vola sempre in alto, contagiando e appassionando anche la figlia Murph  (interpretata da Mackenzie Foy da bambina, da Jessica Chastain da adulta e da Ellen Burstyn da anziana).

L’unica possibilità di salvare la razza umana, e quindi il mondo, è quella di andare tutti su un altro pianeta di una diversa galassia che sia ospitabile, ma che prima deve essere individuato.
Quel che rimane della NASA fa leva sulla passione spaziale di Cooper, e sulla sua volontà di salvare la generazione dei suoi figli e quelle future, per affrontare un viaggio interstellare che superi i confini spazio-tempo che noi conosciamo e approdare in una galassia parallela, come fosse Stargate, ma con la differenza che Stargate era un portale con 12 simboli e al di là vi sono forme di vita, mentre qui i nostri astronauti devono passare per un wormhole, un buco nero, per arrivare in un sistema nuovo, con gravità e tempi diversi e con pianeti sconosciuti, che dovranno essere testati, dati alla mano forniti da spedizioni precedenti, che non si sa se siano poi andate a buon fine.

Ma l’amore tutto può ed è conservabile, malgrado tempo e spazio stravolti e differenti.
Un viaggio interstellare a due strati, dove con il primo vi è un’analisi empirica e scientifica, e con il secondo un’analisi di emozioni e sentimenti.
Un rapporto padre-figlio che non vede solo Cooper e Murph, ma anche il professor Brand e la figlia Amelia; la missione è frutto di un’idea di Brand (interpretato da Michael Caine, che collabora per la sesta volta con Nolan) e che anche lui si trova combattuto tra l’aiutare la propria razza ad avere un futuro e tra il mandare sua figlia Amelia (interpretata da Anne Hathaway, la seconda collaborazione con Nolan dopo Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno) verso l’ignoto.
Amore a parte, che viene comunque alimentato tra Cooper e Murph con il passare del tempo (per dirla in modo piuttosto relativo) e con metodologie non proprio terrene (si fa per dire), tutta la pellicola danza attorno alla navicella spaziale e alle peripezie del suo equipaggio, che si deve adattare controvoglia alle questioni spazio-tempo, logistiche e sociali del caso, e di come la NASA stia lavorando per salvare il mondo.
Christopher Nolan ha voluto affrontare un progetto interstellare (di cui vi avevamo già spiegato a cosa si rapportasse e su quali pellicole, che hanno già trattato l’argomento spazio, poteva basarsi), probabilmente tenuto al caldo per anni, ben consapevole di rischiare tanto; se è tanto preciso in termini visivi e di effetti speciali, tanto che verrebbe voglia di abbracciare il direttore della fotografia, Hoyte Van Hoytema, il supervisore agli effetti visivi Pail Franklin (già vincitore agli Oscar per Inception) e il supervisore agli effetti speciali, Scott Fisher, per come il tutto sia stato svolto meravigliosamente, non si può dire altrettanto della parte narrativa.

La sceneggiatura dei fratelli Nolan (Christopher e Johnatan) possiede tratti di tecnicismi spaziali, in cui parte a razzo, fin troppo specifici, e che vengono sbattuti presuntuosamente sulla faccia dello spettatore, mentre per altri tratti sembra zoppa, con mancanze narrative o comunque dialoghi mediocri buttati lì un po’ per caso.
Di Interstellar, nel complesso, si potrebbe dire che la parte visiva, basata su studi e ricerche di Kip Thorne (che del titolo è anche produttore esecutivo), e che tenta di proporre una situazione realistica di quello che è lo spazio e soprattutto i wormhole, riesce a tenere a galla la sceneggiatura che per la maggior parte appare deboluccia.
Una pellicola che per certi momenti pare non finisca più, con un percezione tempistica di circa il doppio, quando la durata è di 168 minuti (sarà l’effetto della forza di gravità e dello spazio-tempo?).
Azzeccato McConaughey, nelle vesti di un pioniere spaziale che cerca di salvare il futuro dei propri figli e del mondo, e dà ancora una volta, come negli ultimi anni, prova della sua bravura; idem per Jessica Chastain, che dimostra di quanto riesca a essere a suo agio in ogni ruolo.
Da sottolineare anche l’interpretazione di rilievo di Mackenzie Foy, che dà una recitazione carica di emotività, mentre Anne Hathaway sembra essere incastrata in un ruolo che la tiene un po’ prigioniera e non la lascia esprimere al meglio.
Un film consigliato, da vedere, anche se dovrete prepararvi o portarvi dietro uno o più manuali di fisica quantistica e compagnia bella, ma che tiene incollati alla poltrona, con effetti visivi di prima qualità e con tentativi di capire e apprendere quanto lo spazio-tempo non sia altro che una questione relativa, un limite mentale e fisico che noi ci imponiamo, ma che in realtà, se ci pensiamo bene, ci lascia una completa libertà di scelta.

Interstellar uscirà nei cinema italiani il 6 novembre. Diretto da Christopher Nolan, anche sceneggiatore assieme al fratello Jonathan, il film vanta un cast composto da Matthew McConaughey, Michael CaineAnne HathawayJessica ChastainBill IrwinJohn Lithgow, Casey Affleck e Matt Damon.

Articolo di Mara Siviero

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