Dopo due anni dall’uscita del primo capitolo arriva in Italia, il 10 ottobre, Oltre i confini del male: Insidious 2, ecco in anteprima la nostra recensione del film.
E quando tutto sembrava essere finito per la famiglia Lambert ecco che entità sovrannaturali tornano a perseguitarli. Insidious raccontava la storia della famiglia Lambert, la cui tranquillità veniva improvvisamente scossa dalla caduta in una sorta di coma del figlio Dalton, che si scopre possedere il dono, di viaggiare tra il mondo reale e quello di Altrove, abitato da demoni e spiriti buoni. Per riportare indietro il bambino, il padre Josh, anche lui dotato dello stesso potere, si avventura nell’Altrove aiutando il figlio a scappare. Come sappiamo però per la storia non c’è un lieto fine, e sebbene sia Josh che Dalton riescono a tornare indietro, si scoprirà che in realtà il padre è stato posseduto dal demone che lo tormentava da ragazzo. Il film, interpretato da Patrick Wilson, Rose Byrne, Lin Shaye, Ty Simpkins e Barbara Hershey, anche questa volta sarà diretto da James Wan e si preannuncia come vero e proprio sequel dell’horror del 2010 che riuscì a incassare quasi 100 milioni di dollari in tutto il mondo diventando un fenomeno internazionale. La trama per ora è segreta. Il film inizierà dove terminava il primo, solo che avremo l’effetto sorpresa del misterioso segreto della famiglia Lambert.
Il re dell’horror James Wan, conosciuto principalmente per essere il papà di Saw – L’Enigmista e fresco del successo indiscusso di L’Evocazione – The Conjuring, torna di nuovo sul grande schermo per regalarci un sequel da paura.
Parliamo di Oltre i confini del Male- Insidious 2, capitolo secondo molto atteso del precedete Insidious (uscito nelle sale cinematografiche nel 2011). Nel cast troviamo nuovamente Patrick Wilson, Lin Shayne, Rose Byrne, Ty Simpinks e Barbara Hershey, e nuovi volti come Danielle Bisutti, Steve Coulter, Andrew Astor, Jocelin Donahue e Janet Ryan.
Sono passati due anni dagli eventi narrati nel primo capitolo della saga e la famiglia Lambert ha deciso di cambiare nuovamente casa, sperando di lasciarsi alle spalle i brutti ricordi e le indesiderate sovrannaturali presenze. Purtroppo però la nuova dimora, così come la vecchia, è sfortunatamente infestata da strane creature. Per di più, pare che la signora velata del capitolo precedete sembra non avere nessuna voglia di passare oltre e lasciare così in pace i Lambert. Un terribile segreto sarà poi rivelato…
Mentre in Italia si attende il 10 ottobre per poterlo vedere, negli Stati Uniti ottiene record di incassi al primo week end di proiezioni. Il cast è assolutamente adeguato: non solo perché ritroviamo i volti che abbiamo già visto, associandoli al meglio a un perfetto prosieguo della storia, ma perché si rivelano perfettamente aderenti alla loro parte. Insidious 2 ha qualche aroma e battuta d’amaro humor, concessioni che non sanno di ridicolo ma che riescono a trasmettere, al contrario, doppia tensione: come se si cercasse di sdrammatizzare, ma non ci si riuscisse. E la tensione che ne deriva traspare da ogni singola fibra degli interpreti.
Wan non si limita a uno dei “soliti” film sulle haunted houses, ma come già aveva fatto nel primo capitolo, in Insidious 2 analizza il punto di vista da una angolazione particolare: non sono le mura a essere stregate, ma la persona. E dovunque questa vada, porterà con sé questo legame malefico. La dimensione ristretta degli spazi (dovuta anche all’abitudine di lavorare con budget piuttosto limitati in confronto a quello che si svelano poi essere gli incassi dei film) porta nello spettatore un senso di angosciante claustrofobia: siamo noi che camminiamo per la casa in penombra, siamo noi che sentiamo il più classico scricchiolare di porte (molta attenzione è data agli effetti sonori, più che alla colonna sonora vera e propria) e che ci voltiamo in sala a controllare il nostro vicino di poltrona. Un senso di disagio e minaccia costante percorre l’intera proiezione, e anche quando diventa “prevedibile”, non passa mai alla noia. Lo spettatore sa che quest’angoscia c’è, è costante… Ma non vi fa mai amicizia.
Un montaggio attento, ritmico e a volte sincopato, mescolato con riprese che sembrano a mano libera, piani sequenza un po’ di sbieco per creare un realismo manipolato, alla ricerca della fuga non da un agente esterno, ma da qualcosa che è dentro, qualcosa che pulsa nelle vene e che sembra impossibile da sradicare.