E’ uscito il 27 novembre nei cinema italiani il secondo capitolo della maestosa saga di “Hunger Games:La ragazza di Fuoco”, presentato con l’anteprima italiana all’ 8°Festival del Cinema di Roma.
Il sequel, sempre basato sul romanzo di Suzanne Collins, era inevitabile dopo lo spaventoso incasso di 691 milioni di dollari e rotti; dotato di un budget più sostanzioso, La Lionsgate non perde personaggi, ma anzi ne acquista, rendendo anche gli altri tributi di questo film più protagonisti, rispetto al precedente film tutto incentrato su Katniss.
In questa pellicola, Katniss, in bilico tra l’amore che prova per Gale e quello recitativo per Peeta, si trova insieme a quest’ultimo a dover affrontare un viaggio celebrativo per tutti gli altri 11 distretti.
In segreto trama il capo degli Hunger Games (interpretato come il primo film da Donald Sutherland), che vedendo in Katniss quello che potrebbe essere il simbolo della rivolta dei distretti, decide di includerla tramite un abile trucco nel 75°Hunger Games. Ogni 25 anni, viene celebrato uno speciale Hunger Games, che richiama due tributi vincitori della passate edizioni ancora in vita (un tributo maschio e uno femmina) per ogni distretto, che ha all’incirca le stesse regole dei normali Hunger Games, e dove solo uno sopravvive, per ricordare quello che è accaduto, accade e accadrà a chi si ribellerà conto i potenti di Capitol City.
In un sequel dove vincono le alleanze, ma dove sempre vige la regola fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, in mezzo ad un bosco amazzonico e tanta acqua, vede alcuni cambiamenti non irrilevanti; primo tra tutti, il cambio di regia. Non più Gary Ross (che aveva dato gran prova nella prima pellicola, presa in maggior parte con cinepresa a spalla) ma Francis Lawrence, che concede invece molte panoramiche e tanti effetti a sorpresa.
La new entry di spessore (e pardon al gioco di parole) è Philip Seymour Hoffman, che prende il posto di colui che dirige i cambiamenti ambientali e non, dei giochi. I protagonisti sono sempre loro; Jennifer Lawrence, che dopo l’Oscar per “Il Lato Positivo”, ritorna prepotentemente sullo schermo, dando questa volta, rispetto al primo film, un’interpretazione più convincente e meno moscia, e lo stesso vale per Josh Hutcerson (che si, fa anche la parte dell’imbranato poraccio).
Liam Hemsworth è invece sempre relegato ai margini del film. Le certezze di questo film, oltre alla Lawrence e Hutcerson, sono il grande Stanley Tucci e Woody Harrelson, che seppur messi in secondo piano, ogni volta che vengono inquadrati danno un’esplosione di ironia e fermezza che ha un ruolo chiave per il prosieguo del film.
Una pellicola che si conclude qui o che continuerà nel “Il Canto della Rivolta”? bè chi ha letto i libri lo saprà già, e per chi non lo ha fatto, lasciamo il beneficio del dubbio.
Per un film che andrebbe sentito in lingua originale, e seppur a volte un po’ ripetitivo a livello di processo per l’inizio dei giochi, e soprattutto sulla situazione di guerriglia e repressione del distretto 12, ma che fortunatamente di estingue dalla metà in poi, nel complesso mi sento di dargli un 8/10; funziona molto bene la colonna sonora, l’insieme del cast (nuovi tributi compresi) ed il dialogo.
E dopo la premessa rispetto al primo film della saga, sono più che certa che la pellicola prenderà fuoco, rimanendo fedele al nome del film impresso su di essa.
Articolo di Mara Siviero