Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1 – Recensione in anteprima

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A un anno dall’uscita di Hunger Games – La Ragazza di Fuoco (che a portato a casa la bellezza di 860 milioni e passa dollari), ecco che arriva Hunger Games: Il Canto della Rivolta – Parte 1 (trailer, scheda film).
Ormai tutte le saghe sono state contagiate dalla sindrome di Harry Potter, visto che la Warner Bros decise, nel 2010, di dividere l’ultimo capitolo, I Doni della Morte, in due parti; cosa necessaria (e chi ha letto tutti i libri lo sa bene) poiché già a malapena in due parti si è riuscito a dire tutto quello che era importante ai fini della storia e ai fini che il pubblico potesse capire quello che accadeva, senza aver letto la saga.
Questa divisione di capitoli, è proseguita poi con Breaking Dawn, ultimo capitolo della quadrilogia sui vampiri scritta da Stephenie Meyer, di grande fortuna per la Summit Entertaiment (a cui una divisione poteva ancora essere concessa); così facendo, anche Peter Jackson, si è messo a produrre uno o due capitoli in più di quello che necessitava la disposizione cinematografica del romanzo fantasy di J. R. R. Tolkien (con l’uscita de Lo Hobbit – La Battaglia delle Cinque Armate, prevista per il prossimo dicembre).
La divisione in due parti, pare abbia colpito anche Allergiant, il terzo libro della nuova saga di Divergent (prodotta dalla Lionsgate, ma guarda un po’).
Ed ecco, che anche con Hunger Games: Mockingjay, casca l’asino: la Lionsgate non si è per nulla tirata indietro nel prolungare un saga ben riuscita fin adesso, dividendo l’ultimo capitolo in due parti.
Il risultato? Un film prolisso, di mera funzione commerciale.

La pellicola riprende i fatti avvenuti ne La ragazza di Fuoco; Katniss (Jennifer Lawrence), dopo aver distrutto l’arena dove si svolgevano i 75° Hunger Games (i giochi della memoria), è stata prelevata, in stato incosciente, dai funzionari del Distretto 13.. ma per Peeta (Josh Hutcherson) questo non è stato possibile, e ciò sarà uno dei motivi della futura ribellione.
Si perché mentre Katniss si risveglia nel Distretto 13, il distretto della resistenza, dove troverà i sopravvissuti del distretto 12 (tra cui la madre, la sorella Prim e Gale), Peeta è stato portato a Capitol City, diventando l’arma mediatica della capitale.
E se la capitale agisce mediaticamente, il Distretto 13 risponde, in altrettanto modo; grazie al presidente del distretto, Alma Coin (Julianne Moore), all’esperto di comunicazione Plutarch Heavensbee (Philip Seymour Hoffman) e al geniale tecnico informatico-scientifico Beetee (Jeffrey Wright), Katniss diventerà la ghiandaia imitatrice (Mockingjay) di tutta Panem. Diventerà, tramite propaganda, il simbolo della ribellione di tutti i distretti contro Capitol City e contro il presidente Coriolanus Snow (Donald Sutherland).

Se è pur vero che forse il film necessitava di un chiarimento, a livello di trama, il dividere Il canto della rivolta in due parti ha dilatato il romanzo di Suzanne Collins fin troppo.
Risultano dilatati i tempi sia di propaganda che quelli di contro-propaganda, nella lotta mediatica che vede Katniss vs Snow, con la conseguente strumentalizzazione dell’essere umano.
Ovvio che diventi difficile scindere poi il vero pensiero da quello che è stato imposto.
Perché sia Katniss, che Peeta, vengono indirizzati dove non vogliono loro; uno costretto dal veleno, l’altra costretta perché non vi sono vie di uscita, se non la ribellione, contro Capitol City.

Nel mezzo di questa guerra per la conquista della libertà, Katniss si dimostra fragile, senza sapere bene cosa fare, in un aspetto più umanizzato rispetto agli altri due film della saga; e l’amore, quello vero, finalmente si fa spazio, rispetto a quello recitato, dove la sofferenza e il dubbio si insinuano nel rapporto tra Katniss e Gale (Liam Hemsworth). Dubbi, che s’insinuano anche nello spettatore, specie sui presunti fini di questa guerra mediatica.
Francis Lawrence (il regista) ha costruito un film drammatico, ma con tempi morti con solo dialoghi, e con scene ripetitive; 126 minuti di film pieno di descrizioni e dialoghi che potevano stare tranquillamente in 45 minuti.

Un film che smorza gli altri due precedenti, che avevano letteralmente infuocato le sale di tutto il mondo, e che erano di forte attrattiva e di innovazione per tutte le generazioni.
Grandi Julianne Moore (in odore di nomination ai prossimi oscar per Still Alice), come il compianto Philip Seymour Hoffman (visto recentemente nell’ultima pellicola da lui realizzata, A Most Wanted Man – La Spia); degno di nota anche Liam Hemsworth che finalmente prende piede e parola in questa pellicola, quando nelle altre due faceva solo parete.
Una pellicola che perde di emozione, di interesse e che pone sottotono la recitazione di Jennifer Lawrence, con un’interpretazione che rimane come incastrata in sé stessa e rindondante.
Un film consigliabile per la spiegazione di tutte quello che succede, certamente, come anche per i soliti, grandi, effetti speciali che hanno caratterizzato la trama di una saga, che film dopo film, aumenta di budget e, qualitativamente, di presenze nel cast, oltre che di comparse.
Insomma, un lavoro dilungato degli sceneggiatori Danny Strong e Peter Craig, che potevano tranquillamente svolgere tutto l’ultimo capitolo, insieme a Francis Lawrence, in una sola pellicola, magari di due ore e mezza; ma cosa non si fa per i fini commerciali?

Hunger Games: La ragazza di fuoco – Parte 1, esce nei cinema italiani il 20 novembre, mentre si dovrà attendere ancora una anno, novembre 2015, per la parte 2, che speriamo, proponga un finale con i fiocchi e controfiocchi, e che si riappropri di questa parte un po’ insipida, nel complesso.
Il film, diretto da Francis Lawrence, vede nel cast la partecipazione di Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Toby Jones, WIllow Shields, Sam Claflin, Jena Manole, Natalie Dormer, Lily Rabe, Wes Chatham, Elden Henson, Imid Abtahi, Robert Knepper.

Articolo di Mara Siviero

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