VOTO MISTER MOVIE: [star rating=4]
Finalmente, arriva il 6 novembre nelle sale italiane il debutto cinematografico in 3D di Doraemon, il simpaticissimo gatto-robot, nato nel 1969 dalla fortunata penna di Fujiko F. Fujio.
Il divertente micione ha visto crescere in modo esponenziale, a partire dalla sua nascita, la propria popolarità, conseguendo nel corso degli anni numerosi premi legati al mondo manga e conquistando intorno al 2000 l’appellativo di “eroe” nipponico; per comprendere la portata di tale risonanza basti pensare che ormai in Giappone il termine Doraemon viene abitualmente usato per riferirsi a qualcosa che ha il potere di realizzare sogni e avverare desideri.
E proprio in un progetto così ambizioso Doraemon si cimenterà al cinema, dove affronterà la difficile impresa di fare di Nobita, un bambino pigro ed indolente il cui futuro di insuccessi appare già scritto, un adulto felice e realizzato, soprattutto dal punto di vista sentimentale.
Motivato principalmente dal desiderio di conquistare il cuore della bella Shizuka, il bimbo pasticcione imparerà – sostenuto da Doraemon e da preziosi oggetti magici, in grado di cambiare il corso degli eventi a suo favore (i Chiusky) – ad affrontare la vita con coraggio e a perseguire i propri obiettivi senza farsi condizionare dall’insicurezza e dalla cattiva influenza degli “amici” Gian e Suneo, sempre pronti a “bullizzarlo” nel più crudele dei modi.
Doraemon rappresenta un modo facile e divertente di trasmettere a grandi e piccini importanti valori morali come l’integrità, la solidarietà, il rispetto e l’amicizia. Sebbene sia un film animato, l’utilizzo della sovrapposizione fra personaggi realizzati in CG ed elementi in 3D del mondo reale, dà la piacevolissima impressione di vedere un film in live action.
Le scene dinamiche, soprattutto quelle che mostrano i nostri eroi fluttuare sopra il mondo del futuro (forse un po’ troppo futuristico per essere distante da noi solo di 14 anni), portano lo spettatore dritto dentro la magia della storia, rendendolo protagonista del viaggio di Doraemon e Nobita avanti e indietro nel tempo, allo scopo di controllare e modificare gli eventi in favore del raggiungimento della felicità del ragazzino.
Ricchissimo lo studio dei particolari di questo nuovo mondo che, in più momenti, fa davvero desiderare che le città del domani possano funzionare con tale efficienza e modernità, stimolando la fantasia non solo dei più piccini ma anche e soprattutto dei più grandi, alienati dalla scarsa vivibilità del nostro presente.
Nobita, nonostante la sua innata fannulloneria che a tratti diventa quasi irritante, è un buono, sempre pronto a soffrire per assecondare il suo prossimo e, sebbene Doraemon e i suoi chiusky faranno il possibile per ovviare alle sue carenze, il nostro giovane protagonista dovrà imparare che solo con l’impegno si può ottenere dalla vita ciò che si desidera.
Il più bel messaggio del film, tuttavia, è un altro. Se l’impegno è doveroso, riuscire non è per forza necessario per essere felici ed amati: l’importante è fare del proprio meglio ed agire con onestà e purezza.
Doraemon, anche in questa nuova veste cinematografica, continuerà ad avvincere e appassionare generazioni differenti, commuovendo, divertendo (pur con qualche pestaggio in eccesso ma tipico della tradizione manga) e proponendo diversi livelli di lettura a seconda della maturità del pubblico: amorevole e buffo gattone risolvi-guai per i più piccini e dispensatore di sottile ironia per i più grandi.
Articolo di Virginia Campione