Dio esiste e vive a Bruxelles: Recensione del film di Jaco Van Dormael

Dio esiste e vive in un piccolo appartamento a Bruxelles, dal quale si diverte ad accanirsi contro gli uomini, rendendo la loro vita una continua miseria. Questo è il quadro dipinto da Dio esiste e vive a Bruxelles, commedia diretta dal belga Jaco Van Dormael e interpretata, fra gli altri, da Benoît Poelvoorde nel ruolo del perfido Creatore.

Protagonista è Ea, figlia decenne di Dio che decide di rendere nota la data esatta di morte a tutti gli umani; scappata dalle grinfie paterne, la bambina segue le orme del fratello raccogliendo sei nuovi apostoli per far scrivere loro un nuovo Nuovo Testamento.

Nonostante la premessa possa sembrare sfacciata per alcuni, Van Dormael, anche autore della sceneggiatura assieme a Thomas Gunzig, è intelligente nel non costruire una storia volontariamente dissacratoria, concentrandosi invece sulle vite degli umani e in particolare dei nuovi apostoli; figure emarginate che ritrovano la loro consapevolezza di vita grazie alle previsioni di morte inviate da Ea. La fuga della giovane protagonista e la conseguente ira di Dio sono solo il punto di partenza per un ritratto tutto umano, i cui singoli casi si succedono quasi indipendentemente l’uno dall’altro. Il film ci presenta questi apostoli tutt’altro che perfetti, vittime di scelte sbagliate o semplicemente di casualità che li hanno resi schiavi di una vita soffocante; il regista ce li presenta con estrema lucidità, aprendo i loro cuori e calandoci perfettamente nel loro stato d’animo.

Il film non cade però mai nell’eccessivo sentimentalismo grazie a un surrealismo di fondo che non solo risolleva lo spirito durante la visione, ma è fabbrica di idee divertenti che rendono Dio esiste e vive a Bruxelles un titolo in cui ridere beatamente. In questo senso, è esemplare la funzione del Dio interpretato da Poelvoorde, che coi suoi modi rozzi diviene un perfetto contrappunto alle scene di maggior carica emotiva. Appaiono così evidenti due registri diversi della risata, che volendo citare Pirandello potremmo suddividere in umorismo e comicità, l’una rappresentata dai casi umani di cui siamo testimoni, che ci fanno sorridere mentre continuiamo però a vederli con occhio benevolo ed empatico; l’altro ben più ilare impersonato brillantemente da Poelvoorde e dalle disavventure in cui si imbatte quando lascia il proprio appartamento.

Contribuisce a rendere più accettabile il contesto del film, il tratto teatrale usato da Van Dormael nella messa in scena, che passa dall’utilizzo di scenografie eccessive, come la panoramica di una Bruxelles ricostruita con scatole di cartone, agli splendidi monologhi scritti da Gunzig con cui i personaggi si presentano rompendo anche la quarta parete. Proprio come in un’opera ben studiata, niente è lasciato al caso e anche la musica gode di un ruolo privilegiato; ogni apostolo custodisce dentro di sé un brano ben preciso e l’idea che ascoltandolo ognuno riesca a trovare la propria via è semplicemente incantevole. Non mancano inoltre gli effetti sonori che amplificano le conseguenze, spesso comiche, di molte sequenze.

QUI LA CONFERENZA STAMPA DEL FILM CON JACO VAN DORMAEL E BENOÎT POELVOORDE

Impossibile poi non citare la centralità della donna all’interno del film. Partendo da Ea, passando per alcuni dei nuovi apostoli, fino alla moglie di Dio, la figura femminile emerge sopra le altre, grazie alla rappresentazione di personaggi sì fragili ma che nel momento del bisogno, e a volte con genuina inconsapevolezza, sono i veri dei ex machina della vicenda. Da apprezzare dunque la volontà del regista di dare spazio a personaggi che nei testi sacri sono semplici comparse, così come coraggiose sono le scelte degli apostoli, i cui volti sono quelli di un erotomane, di un assassino e di una moglie trascurata dal marito, solo per citarne alcuni.

Non risparmiandosi dunque in scene divertenti, Dio esiste e vive a Bruxelles gioca bene di equilibri, lasciando molto spazio alle parti più emotive; il suo poter essere apprezzato nel complesso, proprio per questo, dipenderà molto dallo stato emozionale del singolo durante la visione e se questi sarà disposto ad ascoltare le vite di persone solitamente dipinte come reietti. Qui però risiede in realtà la forza del film, che in un certo senso ribalta i ruoli: Dio viene spodestato e finisce per essere il fulcro della risata, mentre gli esseri umani si innalzano e, prendendo coscienza del fatto che dovranno prima o poi morire, esercitano il loro libero arbitrio in modo da vivere appieno l’esistenza, rendendo la Terra stessa il Paradiso. Un immaginario probabilmente utopico, nella pratica irraggiungibile forse perché noi umani tendiamo a rendere tutto più complicato del necessario, ma che soprattutto in tempi come questi non può che risultare in una dolce speranza.

Dio esiste e vive a Bruxelles uscirà in Italia il 26 novembre, distribuito da I Wonder Pictures. Diretto da Jaco Van Dormael, il cast comprende Pili Groyne, Benoît Poelvoorde, Catherine Deneuve, François Damiens, Yolande Moreau, Laura Verlinden, Serge Larivière. Didier De Neck, Romain Gelin e Marco Lorenzini.

1 Comment