Criminal – Recensione in anteprima del nuovo film di Kevin Costner

Kevin Costner rientra tra quei nomi che, in cartellone, attirano l’attenzione del pubblico a prescindere dal film. I fan dell’attore probabilmente non rimarranno delusi dopo aver visto Criminal, eppure i fan del buon cinema lo saranno senz’altro. Criticato pesantemente sia in America che negli altri Paesi in cui è stato presentato, la vicenda manca di credibilità e spessore. L’ambizione, confermata dal protagonista e dal regista israeliano Ariel Vromen, era quella di realizzare un film che fosse a metà strada tra il thriller e la spy story, senza trascurare i sentimenti. Il risultato purtroppo non centra nessuno dei tre obiettivi.

La storia comincia con un inseguimento tra l’agente della CIA Bill Pope (interpretato da Ryan Reynolds) e i membri di un’associazione criminale. Pope non ne esce vincitore e viene brutalmente ucciso, portando con sé dei segreti fondamentali per salvare il mondo da un potenziale attacco terroristico: dove ha nascosto l’unico uomo in grado di sventare quell’attacco (il ‘danese’, che ha il volto di Michael Pitt) e quali accordi ha preso con lui? L’unico modo per dare una risposta a questi quesiti consiste nel chiedere al dottor Franks (Tommy Lee Jones) di utilizzare la tecnica alla quale lavora da tutta una vita, che promette di trasferire il pattern cerebrale di una persona nella mente di un altro soggetto. Il soggetto in questione è Jerico Stewart (Kevin Costner), un criminale pericoloso e sociopatico che non ha alcuna capacità di provare emozioni né di discernere il bene dal male (la causa, spiega Franks, è un trauma subìto da bambino). Intrappolato nel braccio della morte, Jerico non può che accettare l’intervento. Alla CIA, personificata da Quaker Wells (Gary Oldman), non resta che confidare nel buon esito dell’operazione affinché la missione di salvataggio venga portata a termine. Ma come può agire la mente giusta nell’uomo sbagliato?

Il merito maggiore della pellicola è nel parterre di attori, che raccoglie un’eccellenza dopo l’altra. Quello che dovrebbe essere un moderno Frankenstein, tuttavia, non convince affatto: solo accennato il processo che porta Jerico a diventare un uomo migliore, troppo flebili i legami che si vengono a creare tra gli altri personaggi (quello tra Jerico e il dottor Franks potrebbe funzionare, ma non viene coltivato a sufficienza), appena motivate le ragioni che di volta in volta conducono la storia su un binario piuttosto che su un altro. L’interpretazione di Kevin Costner e del resto del cast non è certo fallimentare, eppure l’impressione che si ha per l’intera durata del film (117 minuti) è quella di rimanere sempre in superficie, assistendo a fatti completamente slegati che, proprio per questa ragione, non persuadono nemmeno lo spettatore più clemente.

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