Tre anni fa, il regista Seth Gordon tramutò sullo schermo uno dei tanti temi che popolano l’immaginario collettivo. Assieme al fastidioso vicino di casa e alla onnipresente suocera, il giogo del dittatoriale datore di lavoro è uno tra i più comuni fra l’uomo medio. Un po’ tutti siamo passati sotto il controllo di un capo insopportabile e abbiamo fantasticato sui mille modi per poterci vendicare, e questo presupposto fa venire un’idea a Michael Markowitz, che realizza il soggetto e scrive assieme a John Francis Daley e Jonathan M. Goldstein la sceneggiatura di Come ammazzare il capo… e vivere felici, una simpatica commedia che, forte di un cast con la C maiuscola, aveva almeno di partenza una sorta di piacevole effetto catartico.
Il film fu un grande successo in patria e questo costruì ovviamente le basi per un sequel, che debutta da noi con il titolo ridotto in Come ammazzare il capo 2. Per questo secondo capitolo, cambia completamente la squadra di scrittori, composta da Sean Anders (co-autore anche di Scemo e + scemo 2) e John Morris; la regia passa allo stesso Anders, mentre Morris riveste anche il ruolo di co-produttore. Il trio protagonista rimane tuttavia invariato: Jason Bateman nella parte del razionale Nick, Jason Sudeikis nei panni del donnaiolo Kurt e Charlie Day in quelli del padre di famiglia Dale. Tornano anche gli interpreti di supporto Kevin Spacey, Jennifer Aniston e Jamie Foxx, mentre nel ruolo del detestabile “boss” troviamo Christoph Waltz con Chris Pine figlio al seguito.
La prima cosa da appuntare riguardo questo secondo capitolo è proprio il “boss” con tanto di virgolette. Appare piuttosto chiaro come questo sequel abbandoni le acque natie dei semplici capi vessatori e approdi in quelle più grandi dei magnati squali che aspettano solo lo sprovveduto di turno per potersene approfittare; questo snatura in parte la trovata del primo capitolo, ma lasciato da parte questo dispiacere, ci si rende conto che ripetere lo stesso schema una seconda volta avrebbe creato un fastidioso dejà-vu, perciò il cambiamento risulta una variante propedeutica, rafforzata dal fatto che il gruppo di amici opta per il rapimento piuttosto che per l’omicidio, innescando nuove dinamiche.
Purtroppo, però, il film sente il peso di un sequel che non dà l’idea inserirsi in un franchise consolidato, ma che nasce più probabilmente dal grande incasso del predecessore. I due sceneggiatori provano a imbrigliare una storia che, per quanto possa nuovamente arrivare allo spettatore per l’imbroglio perpetrato ai danni dei protagonisti, si perde troppo spesso nell’inserimento di gag fuori contesto che azzoppano la narrazione e che non sempre si dimostrano riuscite. Battute poco frizzanti, momenti inseriti per suscitare risate ricorrendo però a situazioni piuttosto scontate, tirano fuori la parte più banale della commedia americana; anche il voler necessariamente inserire vecchi personaggi all’interno del quadro a volte stona, come rivela l’inutilità della Aniston che riprende i panni della dentista ninfomane Julia, che si sarebbe potuta liquidare nella prima parte del film.
Tutto sembra costruito per far ridere il pubblico con battutine il più delle volte demenziali, il che potrebbe anche funzionare, ma la chiave del successo del primo titolo credo risedesse nel fatto che tre uomini qualunque, fino ad allora semplici lavoratori, si improvvisassero criminali pur non essendo chiaramente portati per tale strada e che i loro errori, pure ingenui, sono quelli che probabilmente faremmo anche noi, ed è da qui che nasce l’empatia e la risata. In Come ammazzare il capo 2, la semplicità dei tre amici viene smorzata da un’idiozia messa in scena da Kurt e Dale che supera ogni limite accettabile; come se già da soli non fossero abbastanza fuori di testa, i due sono protagonisti in coppia di continui siparietti che alla lunga annoiano e infastidiscono, perché un tale livello cretineria rende troppo ridicoli e surreali questi personaggi che perdono così il loro lato di uomini medi alle prese con situazioni al di sopra delle loro attitudini.
Il film non è tuttavia un disastro, perché presenta alcuni momenti divertenti e in cui i tre protagonisti riescono a dar vita a momenti azzeccati grazie alle loro personalità contrastanti; Jamie Foxx e Kevin Spacey tornano ai loro ruoli con performance divertenti e i nuovi acquisti incarnano personaggi interessanti, soprattutto l’ambivalente Chris Pine che si lascia andare a un’interpretazione varia e convincente. Il rapimento e il piano architettato sono ben congegnati e Sean Anders ci mette del suo riuscendo comunque a portare a casa la pagnotta; un paio di sequenze action e un tocco di violenza che non mancava nemmeno nel primo film aggiungono quel gusto in più a un sequel che forse non aveva fino in fondo motivo di realizzarsi, ma che strappa qualche sorriso e potrebbe mettervi di buonumore nel caso non aveste folli pretese e voleste per due ore prendervi una rivincita ideale su tutti quei riprovevoli e presunti pezzi grossi che vi è capitato di incontrare nella vostra vita.
Come ammazzare il capo 2 (QUI il trailer italiano), diretto da Sean Anders, che ha anche realizzato lo script con John Morris, è nelle sale italiane dall’8 gennaio 2015. Firmato BenderSpink, New Line Cinema e RatPac, il film vede ancora una volta protagonisti Jason Bateman, Jason Sudeikis e Charlie Day, affiancati da Christoph Waltz, Chris Pine e gli inossidabili Kevin Spacey, Jennifer Aniston e Jamie Foxx. Il titol è distribuito sul nostro territorio dalla Warner Bros. Italia.