Il regista Davide Minnella ed i protagonisti Elena Di Cioccio e Gianluca Sportelli presentano al Festival di Giffoni 2014 un docu-film a sfondo commedia: Ci vorrebbe un miracolo.
Elena torna in puglia per partecipare a un funerale di un vecchio zio. E’ così che ritrova suo cugino Gianluca che poco a poco l’avviluppa in un progetto balzano. Chi sta avvelenando il nostro pesce e i nostri mari? Elena si fa tirare a fondo nella storia, fino a quando un avvento totalmente soprannaturale e miracoloso sconvolge ogni previsione… Il mare si è svuotato di pesci e si è riempito di icone di padre pio. Tra le profondità di una storia di miracoli e gli abissi marini, Gianluca ed Elena vanno a pesca della verità sui mali che infestano il mediterraneo. Un’inchiesta semiseria tra inquinamento e superstizione. Sarà tutta da ridere?
L’ex inviata delle iene Elena Di Cioccio riesce a far sua la platea della sala Lumiere nella seconda giornata del Festival del cinema di Giffoni 2014, insieme al regista Davide Minnella ed il protagonista maschile del docu-film Gianluca Sportelli, riescono a concernere in un film tutte le preoccupazione dell’uomo moderno: la crisi affligge più della metà della popolazione italiana e sono sempre meno i lavoratori. La crisi colpisce il settore ittico, in una prima ridente cittadina pugliese, da diversi anni c’è mancanza di pesce, e la risposta è che è solamente colpa nostra. Elena e Gianluca armati di buon senso e telecamera s’addentrano nelle usanze del sud, tra superstizione e dialetti, per riuscire a svelare il mito di Padre Pio che aiuta i pescatori, e riuscire con delle domande aperte, a porre rimedio alla situazione.
A cosa siamo davvero disposti a dire no?
Questa è la domanda che si cela sotto falsa riga, lungo tutta la durata del film. L’essere umano cannibale e sempre più avaro ha sentenziato durante questi anni l’estinzione del pesce e di quel paradiso che i pescatori riuscivano ad ottenere dal mare.
Intervista ai protagonisti del film
Questo film è nato dalla voglia di raccontare e di raccontarci per quello che siamo davvero, la crisi è ormai su tutti i quotidiani e dunque non è certo un mistero, ma c’era bisogno di raccontare anche questa faccia del dado che forse non viene mai mostrata, ci siamo armati di telecamera e tanta buona voglia di fare e siamo andati in Puglia per raccontare la vera storia della bugia del pesce.
Volutamente il regista ha mischiato vero e falso, fin per esempio dalle mie vere foto da bambina che vengono mostrate durante il film, alla storia di Padre Pio e del mare che restituisce, nelle reti da pesca, le statuine e santini, al posto del pesce. E’ una storia puramente vera, raccontata con un amaro sorriso, l’essere umano sta deturpando sempre più il posto in cui vive, ed il ché è da veri stupidi, nessuno sporcherebbe casa propria, allora perché sporcare la Terra? Tutto ciò che facciamo sulla terraferma alla fine finisce in mare, acque dolci o salate che siano, e tutto questo deturpano anche noi stessi e tutto il ciclo di vita.
La parte più difficile forse è stato il poco budget, nessuno di noi è stato pagato per il film, ma anche il farsi accettare dai pescatori, poiché andavamo a toccare una cosa davvero cara (appunto Padre Pio), ed abbiamo dovuto spiegare e far accettare l’idea che non volevamo rovinare l’idea santificata di quella figura, bensì mettere in luce con un’amara commedia un’aspetto troppo spesso trascurato anche dalle istituzioni, che ahimé si sono mosse troppo tardi con le normative.
Le scene sono state tutte girate in due settimane circa, ma per assemblare il tutto ed integrare le nuove scene ci sono voluti ben 12 mesi, infatti durante il film si nota il flusso di cambiamento anche dai protagonisti, Elena infatti si era tagliata i capelli, e per non farlo notare nelle scene in cui risultava questo piccolo “cambio”, abbiamo operato come meglio potevamo: una banda per capelli, che poi sono stati tirati all’insù.
Elena: la mia esperienza con Le Iene mi ha fatto certamente maturare, ma infine ho capito quello non era il mio vero mondo, sono nata come attrice ed ancora oggi tutte quelle sensazioni dovute dalla recitazione mi spingono a stare davanti la macchina da presa, in un modo diverso da come succedeva con Mediaset ed appunto Le Iene.
Invitiamo tutti dunque alla visione del film, e a provare a rispondere all’essenziale domanda che forse ci aiuterà a stare a galla: a cosa siamo disposti a privarci pur di salvarci?