Captain America: Civil War – Recensione

Captain America: Civil War alla fine è quello che ti aspetti: un giocattolone di facile retorica supereroistica, botte, esplosioni e frasi ad effetto.

La prima metà del film risulta piuttosto soporifera. Solite missioni al limite dell’impossibile con i Nostri che sopravvivono a proiettili, deflagrazioni, cattivi improbabili con improbabili motivazioni. Poi la svolta, realistica solo a metà: ci s’interroga su tutti i morti innocenti che gli Avengers hanno provocato nei loro vari salvataggi del mondo. A questo interrogarsi segue una soluzione non condivisa da tutti: perdere la libertà nel nome di una maggiore sicurezza, diventando un’organizzazione internazionale supervisionata dall’ONU. Il gruppo si spacca; soprattutto quando Bucky Barnes, l’amico di vecchia data del Capitano, viene accusato di un attentato terroristico proprio nel luogo in cui si stanno per decidere le sorti future dei supereroi. Capitan America tenta di difenderlo, mentre gli altri vogliono consegnarlo alle autorità. Escalation di scene d’azione a catena, botte, rallenty maldestri, inseguimenti, botte, esplosioni, battutine ammiccanti che non fanno ridere, ancora botte e ancora esplosioni.

Per rinverdire (anche senza Hulk…) i ranghi degli eroi e forse per non far pesare troppo la sceneggiatura poco curata, vengono buttati in mezzo quasi tutti i Marvel già visti sul grande schermo (incluso lo Spider-Man noleggiato dalla Sony) con l’aggiunta di Black Panther. Non male la resa di questi ultimi, ma si ha sempre l’impressione che siano tutti soltanto comprimari della coppia di nemici-amici Stark-Rogers. Il film è tutto (troppo) per loro: solite frecciatine stiracchiate e poco pungenti, solita integrità adolescenzial-americaneggiante del Capitano, solita cocciutaggine da so-tutto-io dell’altro. Il tutto condito con rimpianti e sensi di colpa patinati. Tra troppa verbosità  da una parte e troppa carne al fuoco dall’altra, i registi paiono indecisi se stiano girando il terzo capitolo di Captain America o di Avengers. O il quarto di Iron Man.

Per un non amante dei fumetti Marvel, sono le solite due ore di roboanti scaramucce. Per chi è amante del genere, invece, può essere godibile la certezza che il prodotto è esattamente quello che t’aspetti.

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