Dimenticatevi quella Jennifer Aniston sorridente, dolce e simpatica di Friends; dimenticatevi anche la sua incredibile verve e la sua bellezza; in Cake ci si deve scontrare con un nuovo volto dell’attrice: rude, cinico ed incredibilmente sofferente, che non è proprio nelle corde dell’attrice, ma che nonostante tutto riesce a fare proprio e a viverlo con incredibile magnetismo.
Cake, girato interamente a Los Angeles, sotto la guida di Daniel Barnz, è interpretato, oltre alla già citata Jennifer Aniston, da: Sam Worthington, Anna Kendrick, Adriana Barraza, Felicity Huffman, William H. Macy e Chris Messina. Particolare è la nascita di questa pellicola: lo script, scritto da Patrick Tobin, venne scoperto da Barnz durante un concorso nel 2013, ma successivamente entrò nella Blacklist, una lista delle migliori sceneggiature non prodotte. Ripresa dallo stesso Daniel Barnz e dal produttore Ben Barnz, lo script, con alcuni ritocchi, prende vita in Cake.
Il film racconta, tramite gli occhi di Claire Bennett, la sofferenza di una donna che, tormentata da un forte dolore non solo fisico, ma anche visibilmente interiore, non riesce a voltare pagina e nemmeno a gestire la sua rabbia, che riversa su chi le sta intorno, allontanando tutti: il marito, gli amici, è stata persino cacciata dal suo gruppo di sostegno, ma l’unica persona che continua a sopportarla è Silvana (Adriana Barrazza), la sua governante, che spera in una sua guarigione. Tutto però cambia quando una ragazza del suo gruppo di sostegno, Nina (Anna Kendrick), si suicida; apparentemente, sembra che l’evento non sconvolga più di tanto Claire, che reagisce con immancabile cinismo, ma la donna inizia ad avere delle visioni su Nina, che sotto forma di coscienza, la spinge a riflettere sul sottile legame tra la vita e la morte, ed è così che conosce il marito di Nina (Sam Worthington) e il piccolo figlio, che forse potranno riuscire a dare a Claire quella spinta per poter finalmente ricominciare a vivere.
Incommensurabile la prova di Jennifer Aniston, regina assoluta dello schermo, che riesce, non solo con le sue cicatrici ma anche con i suoi movimenti, i suoi gesti, il suo sguardo, a vivere e trasmettere perfettamente allo spettatore tutto il dolore e la rabbia che prova il suo personaggio, ma nello stesso tempo senza permettere che diventi estenuante o troppo duro per essere apprezzato. Eppure, nonostante la magnifica prova della Aniston e della sua spalla Adriana Barrazza, la governante di Claire, impossibile è non guardare con un velo di critica la scarsa evoluzione dei personaggi in secondo piano, che appaiono nell’arco della storia piatti, quasi delle mere apparizioni, alcune volte un po’ superflue, e che non riescono a reggere il confronto con il personaggio di Claire. La pellicola dunque, nonostante alcuni punti che lasciano spazio a qualche sorriso e la sua ricchezza emotiva, che dà allo spettatore l’input per una riflessione più profonda, è in molti tratti troppo statica e povera, in una storia che, nel bene o nel male, si lascia agevolmente intuire.
Eppure è chiaro il messaggio che si è voluto esprimere tramite il viaggio interiore di Claire, che non è poi così diverso da quello che potrebbe compiere chiunque. Davanti al dolore, è normale abbattersi ma allo stesso tempo cercare, quasi come se fosse un automatismo umano, di superarlo, in maniera tuttavia sterile, senza credere veramente nella possibilità di sentirsi meglio, rendendolo una parte del proprio bagaglio di vita e accettare come normalità le cicatrici del passato, visibili e non. Ma alla fine di tutto, la verità o meglio l’epifania a cui si arriva, è che per riuscire veramente a trovare la fine del tunnel è necessario spingersi fino all’orlo del baratro; solo così ci si può guardare dentro senza inibizioni e senza paura, comprendendosi appieno e dicendosi finalmente quelle parole che suonano da definitiva redenzione, e che in questo caso per Claire sono:
“Sono stata una buona mamma!”
Cake, diretto da Daniel Barnz, arriverà nelle sale italiane il 7 maggio.