Blair witch è il tentativo (poco riuscito) di portare nuova linfa all’horror in soggettiva. La serie, dopo i film del 1999 e il sequel del 2000 ha portato poche idee innovative. Ha portato poca paura. E, soprattutto, ha portato poca credibilità nelle supposte “ricostruzioni-documentari di storie vere”. Molto meglio, sulla falsa riga della soggettiva e della videocamera ritrovata, Cloverfield del 2008. Molto più originale, seppur non senza pecche, Hardcore! che porta la soggettiva in un genere di per sé non improntato all’immedesimazione. Ma se Blair Witch Project dava una spinta innovativa al suo genere, Blair witch prova a sfruttare le buone idee del primo portandole all’estremo. Perdendo però, con l’aiuto di scelte di sceneggiatura discutibili, l’ottima atmosfera di incertezza.
Blair Witch: come se non ce l’aspettassimo…
Solito gruppo di quattro ragazzotti che indaga sulla strega di Blair. Questa volta la scusa è la protagonista del primo episodio, di cui il fratello non accetta la morte e si mette sulle sue tracce. A loro si aggiungono due ragazzi del luogo che gli faranno da guida nel bosco. Non cambia nulla dalle altre volte. Si prova a buttare lì un po’ di background inquietante. Ma convince poco. Scetticismi. Incidenti. Smarrimenti di sentieri. Cominceranno ad accadere cose strane. Litigi. Ansia insinuante. Poi climax finale con morti, grida, pianti. Epilogo telefonato.
La particolarità è il moltiplicarsi delle prospettive. Non più una sola videocamera, ma cellulari, droni, macchina fotografica. Montaggio falso-improvvisato, che permette al regista Adam Wingard di costruire un film “normale” spacciandolo per amatoriale. Anche i disturbi all’immagine contribuiscono a tenere questa visione “a metà”.
Grossa pecca: l’atmosfera. E, nell’horror, l’atmosfera è tutto. Se un sussurro è molto più inquietante di un grido (cit.) Blair Witch non inquieta. Giocato su Jumps Scare improvvisi fatti di tuoni, fracassi nella notte, rumori sordi e secchi. Non tiene la tensione, non cattura, non s’insinua. Cerca di instillare l’insicurezza con accadimenti fuori dal normale, sentieri che scompaiono, notti infinite, sfasamenti temporali (e anche viaggi di oggetti nel tempo?). Ma conclude tutto con una paura pacchiana e fracassona.
Per concludere…
Blair Witch ha qualche buona idea, che si perde tra una sceneggiatura irrilevante e personaggi pochi credibili. Urla, strepita, ma non riesce a farsi ascoltare. Abbraccia i clichet (chi sarà il primo a morire?) senza giocarci. Il suo tentativo di dare aria nuova all’horror si ferma alla pura strumentazione. Il resto è noia e risate in sala.