Attacco al potere 2 – Recensione: Gerard Butler vola a Londra per difendere ancora il presidente Aaron Eckhart

Dopo aver salvato il Presidente degli Stati Uniti da un attacco alla Casa Bianca, l’agente dei servizi segreti Mike Banning (interpretato ovviamente da Gerard Butler) ha conquistato un ruolo di primo piano nella difesa del Capo di Stato Benjamin Asher (Aaron Eckhart). Il legame tra i due è evidente, tanto a livello professionale quanto a livello personale: Asher si sente sicuro accanto a Banning e Banning è disposto a tutto pur di proteggere Asher. Al tempo stesso, l’amicizia nata tra i due rappresenta uno degli aspetti più piacevoli da ritrovare: fanno jogging insieme, si scambiano consigli sull’educazione dei figli (l’agente sta per diventare papà per la prima volta e questo lo spinge a scrivere una lettera di dimissioni. Ma la spedirà davvero?), scherzano insieme noncuranti dei rispettivi ruoli. Ammirando la forza fisica del suo agente personale, il Presidente gli chiede: “Ma tu di cosa sei fatto?”, per poi sentirsi rispondere: “Di Bourbon e molte scelte sbagliate”. L’affermazione restituisce alla perfezione il carattere del personaggio: ironico, strafottente e al tempo stesso malinconico. Queste tre peculiarità costituiscono il vero fascino di Banning, che a sua volta rappresenta la vera forza della pellicola.

A distanza di qualche anno dagli eventi di Attacco al Potere – Olympus Has Fallen, il team del Presidente deve affrontare una ‘trasferta’ per partecipare ai funerali di Stato del Primo Ministro inglese. L’evento è destinato a riunire tutti i potenti del mondo nelle cattedrale londinese di St. Paul: solo in un secondo momento si scoprirà che il Primo Ministro è stato ucciso dai terroristi Pakistani (i quali hanno un conto aperto con gli Stati Uniti) e che i funerali erano una trappola ben studiata. L’unico capo di Stato sopravvissuto all’attacco è Asher, insieme alla sua fedele e caparbia guardia del corpo. Mentre tutta Londra è sotto assedio, ce la farà Banning a proteggere ancora una volta il suo amico-presidente?

Anche stavolta non mancano inseguimenti, sparatorie, combattimenti corpo a corpo, morti e sangue a fiumi: il realismo non appartiene alla pellicola diretta da Babak Najafi (alla regia del film precedente, invece, c’era Antoine Fuqua). Al tempo stesso non mancano delle forzature (come il terrorista che, una volta catturato, confessa immediatamente il nascondiglio dei suoi ‘fratelli’: un soldato Pakistano difficilmente sarebbe così arrendevole). Infine, un’ultima stonatura: di fronte al terrorismo e alle missioni in Medio Oriente aleggia una massiccia dose di buonismo, quasi a voler giustificare l’operato degli Stati Uniti in una questione così controversa. Una frase rende l’idea più di ogni altra: “Siamo tutti dei mostri”. A pronunciarla è il vicepresidente Trumbull (Morgan Freeman) in persona.

L’attrattiva numero uno della pellicola resta l’azione, che non manca di certo, e la caratterizzazione dei protagonisti. Come non apprezzare Mike Banning che, di fronte a cento nemici armati, afferma compiaciuto: “La faccenda si fa competitiva!”. Su MisterMovie anche il trailer italiano del film.

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