Chi ad Atomica Bionda non darebbe un soldo di cacio, se non per Charlize Theron,avrebbe di che ricredersi. Dal regista di John Wick non ci si può aspettare un film leggibile di primo acchito, men che meno se tratto da una graphic novel da cui è necessario ereditare alcuni elementi: impressione estetica, determinate inquadrature di montaggio, stile narrativo sincopato. Se a questo si mischia una spy story dal sapore molto action, si ottiene un buon mix.
La trama è abbastanza complessa, gli intrecci dei personaggi non sono di facile lettura e anche alla fine del film ci si domanda quale sia l’effettivo filo d’Arianna che conduce il tutto. Questo perché ha quel sapore che i migliori film di spionaggio lasciano: l’amaro in bocca di non aver srotolato del tutto la matassa. D’altronde è proprio questo che accade a fare il doppio gioco…
Dal punto di vista regia e cast, nonché montaggio e fotografia, c’è poco da eccepire. Belle le scene di combattimenti in corpo a corpo, con l’uso di camera continua che fornisce estremo realismo e fluidità. viene in questi momenti evidenziato come la protagonista, la splendida Charlize Theron, non abbia fatto uso di controfigure. E si può dire che la differenza si veda, perché non vi sono escamottage per allontanare le inquadrature.
Inevitabilmente, comunque, il film ruota attorno all’attrice sudafricana, alla sua fisicità e alla sua sensualità. Proprio questa è una delle chiavi di lettura del film, che crea punti di snodo essenziali per comprendere e sciogliere i nodi della trama. La Theron regge bene questo impegno (e distrae da eventuali difetti narrativi con una notevole presenza scenica…), ed è evidente come un ruolo diverso dal solito, la diverta professionalmente.
In definitiva: una sorpresina,una divertente chicca che lascia molto di cui discutere, a fine serata, per cercare il bandolo della matassa. E, soprattutto, lascia la voglia di rivederlo per comprenderlo meglio.