Di Animali Fantastici e dove trovarli abbiamo già parlato. Abbiamo già dato opinioni, visto immagini, trailer, interviste e pareri. Molti di noi l’hanno pure già visto. Ma è soltanto un “nuovo” Harry Potter o dobbiamo aspettarci qualcosa di diverso per il futuro? La sceneggiatura della Rowling e la regia di David Yates sembrano promettere bene.
Animali Fantastici – un mondo nascosto
Innanzitutto, partiamo dal punto di forza di Harry Potter: il background e il senso di meraviglia. Parto di una fantasia straripante, slegata da vincoli, usa la potenza di nomi inventati – appiccicando insieme suggestioni latine, fantasy e anglosassoni – per plasmare un mondo “altro”. Con regole fisiche e naturali sue. Forza e problema della saga del maghetto. Il target segue l’età del protagonista, la trama segue il suo apprendimento. Ma gli elementi che per un bambino possono essere senza fondamento logico, per un adolescente hanno bisogno di trovare consistenza in un sistema di regole, anche diverso da quello del mondo reale. Da qui una serie di piccole contraddizioni derivate da “spiegoni” forzati tra i primi e gli ultimi episodi della saga.
Ma la Rowling, in Animali Fantastici, sembra aver imparato la lezione. Parte da un background che, pur nelle sue piccole incoerenze, è rodato e accettato. Da qui sviluppa i punti deboli che si era lasciata alle spalle. In primis il rapporto reale e legale con i babbani (o nomag per gli yankees). Il confine tra i due mondi è più labile, sfumato. Quello dei maghi, più che un mondo “altro” pare un mondo “nascosto”. Binari sovrapposti e non paralleli. La scelta di farci entrare nel mondo magico con Kowalski, un nomag, si rivela azzeccata. È come rientrare a Hogwarts una seconda volta, non più con la speranza di una letterina, ma col semplice stupore di uno spettatore.
Animali fantastici – meraviglia e cupezza
Il tempo in cui è ambientata la storia è altrettanto importante per farci dimenticare Harry Potter. L’atmosfera fiabesca/fantasy lascia il posto a un’urbanità steampunk. Degrado e opulenza assumono sfumature più contemporanee, permettendo un tipo diverso d’immedesimazione, più improntato alla sensorialità che all’immaginazione. Ma poi il fantastico torna a metterci piede. Puntando sulla forza visiva, spettacolare, degli animali fantastici – aspetto approfondito a sprazzi in Harry Potter – il livello di curiosità rimane alto. Per tutto il film frullano le domande: “ma come saranno le altre creature?” “quali caratteristiche avranno?”. E, quando entriamo con Kowalski nella valigetta di Scamander, gustiamo con meraviglia gli assaggi che ci vengono proposti.
Atmosfera e tematiche di Animali Fantastici ricordano quelli degli ultimi tre libri/quattro film. Luci e fotografia fredda, senso di tragedia incombente. Temi d’impegno sociale. Accenno sulla disumanità della pena di morte. Gli obscuriali sono riferimento a bigottismo e omosessualità. E il tema “maghi contro babbani” è qui approfondito e sfumato in una logica che rifiuta la semplificazione bianco/nero.
Animali fantastici – tocchi di realtà
Personaggi meno macchiette, soprattutto rispetto ai primi 3/4 film di HP. Così come le relazioni personali e famigliari. L’angoscia quasi horror che si respira nella casa dei Second Salemers è ben diversa – più approfondita – rispetto alle situazioni estreme e farsesche della casa degli zii di Harry Potter, ma anche rispetto alla cupezza quasi caricaturale dei Malfoy.
Infine, un cenno al protagonista, Newt Scamander (Eddie Redmayne). Lati in comune con Harry ne ha. Forte idealismo, tendenza ad andare contro le regole. Ma assumono connotati diversi. Sornione, cerebrale, Newt non è un impulsivo. Non è un leader. Non ha carisma né capacità di comando. Introverso, colmo di tic, fatica a parlare e ad alzare gli occhi. Un personaggio che, proprio per i suoi difetti, ha più sapore di reale. La Rowling scardina la sua stessa idea di eroe senza macchia, fiabesco e avventato, per restituirci un idealismo più intimo, raccolto. Un eroe nel suo piccolo. E, forse, anche più nel nostro.
Per concludere…
Animali Fantastici e dove trovarli non è Harry Potter. Ne abbraccia i punti di forza, l’immaginario, ma vira su un trattamento più maturo degli elementi a disposizione. Tenendo come cardine il genere fantastico/di intrattenimento, riesce ad aggiornare la scatola e gli elementi del prodotto, sempre tenendo un occhio alla contemporaneità. Per rispondere alla domanda del titolo: sì, la Rowling è maturata.