Confusione fantastica e prevedibile. Ecco; Alice attraverso lo specchio si può riassumere in queste tre/quattro parole. Riprendendo in modo maldestro ed equivocando completamente i libri di Carroll, la Disney affida a James Bobin il compito di girare il seguito di Alice nel paese delle meraviglie (2010, regia di Tim Burton). Nel cast i soliti Mia Wasikowska (che ricordiamo con piacere in Crimson Peak di Guillermo del Toro), Johnny Depp, Anne Hathaway (Les Misérables, Interstellar) e Helena Bonam Carter (Harry Potter, Il discorso del re, Cenerentola).
Alice, ragazza capitana di un galeone (?!), ritorna a Londra dopo un viaggio per il mondo durato anni. L’uomo di cui aveva rifiutato la proposta di matrimonio è ora il suo capo e non perde occasione per farle pagare l’onta subita. Per fortuna ci pensa il mondo delle meraviglie (immaginario o no?) a distrarla dalla realtà: passando attraverso uno specchio, Alice scopre che il Cappellaio Matto (Depp) si sta lasciando consumare dalla tristezza per i sensi di colpa verso la sua famiglia uccisa dal mostro del primo episodio. Compito di Alice sarà convincere il Tempo (Sacha Baron Cohen) a portarla indietro nel tempo per salvare la famiglia del Cappellaio e riportare il sorriso sul volto dell’amico.
Festa visiva, tra oceani, paesaggi irreali, orologi, meccanismi, personaggi singolari e studiati attentamente nella resa grafico/estetica. Ma nessun colpo di scena che non sia atteso. La Disney continua sulle sue stanche rotte (quando si accorgerà che il binario è senza uscita?) senza deviare minimamente dalla trama strascontata, fatta di azione, personaggi futili per riempire la scena, finti colpi di scena, ancora azione, effetti speciali stucchevoli e rimbombanti (più che un film pare un videogioco…), fatidici ultimi momenti e finale a tarallucci e vino.
Anche se non è forse corretto per una critica lucida, viene per forza da pensare alla logica grottesca e surreale del libro che qui viene sminuzzata e servita come pillole di saggezza spicciola. Il surreale viene confuso col fantastico. Dalla morale dell’impossibile agli aforismi sul tempo, si ha sempre l’impressione che ci stiano propinando qualcosa di superfluo e scontato al solo scopo di apparire profondi. Ma immaginazione, effetti speciali e ammicchi non riescono da soli a colmare la distanza che li separa dal generare emozioni.