Ethan è un agente segreto della CIA che, ormai all’apice della propria carriera scopre di esser gravemente malato. La sua salute è pessima tanto da non concederli più di qualche mese di vita. Decide così di tornare a Parigi dove vivono l’ex-moglie e la figlia, per tentare di riallacciare i rapporti. Il lavoro aveva costretto Ethan a trascurare la famiglia ma dopo la triste notizia l’agente ha deciso di cambiare. La CIA ha ancora un ultimo lavoro per Ethan, sarà la bella ma letale Vivi a convincere l’ex-killer a tornare all’opera, in cambio di una droga-antidoto sperimentale per curare la malattia.
Kevin Costner, dopo il successo che ottenne negli anni ’80 e i primi del ’90, prosegue imperterrito il proprio declino attoriale. 3 Days to Kill aveva l’ambizioso incarico di rilanciare un attore ormai decaduto e fallisce nel modo più clamoroso. Ma cos’altro potevamo aspettarci dal regista delle Charlie’s Angeles, McG.
Il film rimane inclassificabile per quanto riguarda il genere, tra la spy-story e una tragicommedia familiare. Per quasi 120 minuti McG ci propone un Kevin Costner privo di una personalità definita. Il nostro protagonista si adatta e muta a seconda del genere su cui sfuma la pellicola. A volte ricorda l’infallibile e affascinante James Bond di Sam Mendes, altre volte il fedele e premuroso padre Matt di Paradiso Amaro.
Altri personaggi meritano di esser approfonditi, a partire dalla lussuriosa Vivi (Amber Heard). L’assassina della CIA riesce a catturare l’attenzione del pubblico maschile senza difficoltà, ma se guardiamo oltre le gonne attillate e le messe in piega indistruttibili, vediamo solo un personaggio stereotipato. Non è chiaro se ricopre un ruolo negativo, impersonando la “tentazione”, o di un’aiutante dell’eroe. Durante lo svolgimento del film si identifica Vivi come una donna amante del sesso e della violenza. Più volte uccide senza pietà vittime inermi, invitando Ethan a seguire il suo esempio. Nella scena finale del film al contrario l’immagine che ci viene data della donna è positiva, contraddicendo la maggior parte delle sequenze precedenti in cui compare Vivi. Incomprensibili sono anche alcune azioni che compie la ragazza, rendendo involontariamente comico il film. In una scena, Ethan cade a terra privo di sensi, al suo risveglio si ritrova la ragazza in piedi, con le gambe aperte sopra il protagonista che ancora giace disteso. È comprensibile che McG volesse provocare lo spettatore, permettendogli di spiare sotto la gonna della bellissima Amber Heard con una soggettiva di Ethan, ma si poteva trovare una giustificazione migliore per compiere un’inquadratura del genere. Non si capisce bene il motivo per cui una donna dovrebbe aprire le gambe sul volto di un poveretto privo di sensi e attendere il suo risveglio unicamente per spostarsi. Diverte molto anche veder guidare Vivi la Peugeot RCZ, macchina che le si addice perfettamente. Il motivo è perché la donna, con una guida sportiva, affronta le vie trafficate parigine senza mai guardare la strada.
Infine troviamo Tómas Lemarquis, altro personaggio che si distingue per il proprio aspetto caratteristico e in parte, diversamente da Amber Heard, per le capacità recitative. Allo stesso modo il ruolo dell’attore rimane indefinito, apparentemente è l’antagonista ma con lo sviluppo della trama non si è più tanto convinti di ciò che abbiamo dato per scontato. Oltre l’aspetto peculiare non esiste altro approfondimento d’interesse, pur essendoci un reale tentativo da parte di McG. Oltretutto Tómas Lemarquis, già nella prima decina di minuti, uccide uno dei pochi personaggio che poteva suscitare curiosità. Della povera vittima assassinata brutalmente mai nessuno ne parlerà più.
La trama si sviluppa su tre livelli: il rapporto tra Ethan e la sua famiglia, la convivenza del protagonista con dei coinquilini indesiderati e l’indagine della CIA su un pericoloso terrorista. Come potete notare sono tre storie totalmente differenti e indipendenti. McG tenta di legare le tre trame ma non ci riesce. Non solo per la sceneggiatura improvvisata ma specialmente perché lo stesso spettatore annoiato si rifiuta di collegare i tre racconti, non essendo motivato a un ragionamento deduttivo. Ciò che si può dire è che la gran parte delle argomentazioni del film non interessano lo spettatore. Il pubblico non ha alcun desiderio di sapere se Ethan non ha buoni rapporti con i propri vicini, eppure il tema viene approfondito come se fosse un argomento principale.
3 Days to Kill è un disastro su tutti i punti di vista, l’ennesimo mancato rilancio di Kostner. Disponibile dal 5 giugno nei cinema.
A cura di Paolo Rovatti.