22 Jump Street – Recensione

Se ogni film è una scommessa, per i sequel le quotazioni si alzano ulteriormente, perché si realizzerà un prodotto che proseguirà una storia già raccontata e nei confronti del quale le aspettative sono dunque ben precise.

A due anni di distanza dal primo capitolo, 22 Jump Street non era perciò un cavallo così sicuro su cui puntare, anche per il grande successo di critica e pubblico del predecessore.

Reduce dallo scorso trionfo, la produzione ha naturalmente riconfermato la coppia Jonah Hill/Channing Tatum, ma ha anche deciso di riaffidare la regia a Phil Lord e Chris Miller.

Il primo film divertiva per le battute spesso al limite del demenziale, intrattenendo inoltre per le scene d’azione di cui era costellata la pellicola. Per il resto, lo sviluppo seguiva in modo piuttosto classico quello di qualsiasi storia di poliziotti sotto copertura, puntando sul “come” raccontare, piuttosto che sul “cosa”.

Già dall’inizio, questo secondo capitolo decide di giocare in un campo assai difficile, perché, come affermato più volte dagli stessi personaggi, la cornice e l’evolversi degli eventi sono in gran parte identici a quanto visto due anni fa. Come già detto, però, i registi utilizzano la storia come strumento finalizzato a rendere spassose le azioni dei protagonisti.

Il senso di déjà vu che inizialmente assale lo spettatore è solo questione di minuti; ben presto appare chiaro che Lord e Miller sanno esattamente quello che vogliono. La sceneggiatura di Michael Bacall (anche lui riconfermato dal primo film, ma stavolta coadiuvato da Rodney Rothman e Oren Uziel) si concentra tutta sulla comicità e per questo il senso di ridondanza sparisce in fretta; anzi, far ridere riproponendo situazioni già narrate è ben più difficile e il lavoro della produzione risulta ancor più lodevole.

A farla da padrone è la chimica tra Hill e Tatum, il cui rapporto sembra più spontaneo che mai, come fosse fatto interamente di improvvisazione. Tatum, in particolare, riesce a stupire sempre più per questa sua verve comica che non tutti conoscono e in cui dà davvero il meglio. Vedere in azione questi due poliziotti, decisi a compiere il proprio dovere, ma allo stesso tempo guidati diverse volte da un egoistico bisogno di riscatto, ce li fa sentire vicini come se li conoscessimo da tempo e in questo modo le battute già azzeccate risultano ancora più accattivanti.

Perché alla fine, un film comico vive di battute e 22 Jump Street ne possiede di esilaranti, seppur qualche caduta di stile non manca di certo. In particolare, il film si arena un po’ nella parte centrale, quando lo sforzo è tutto nell’evidenziare come il rapporto tra i due protagonisti sia parallelo a quello di una qualsiasi coppia di fidanzati. Le battute a riguardo si accumulano e le scene ripetute al servizio di questa dinamica sono esasperate, mentre avrebbero potuto cavarsela con riferimenti più sporadici ma comunque d’effetto. Questo è forse l’unica vera pecca del film, le cui circa due ore di proiezione intrattengono altrimenti per tutta la durata.

Bisogna a questo punto chiedersi come delle battute spesso davvero demenziali risultino così divertenti. Se è vero che la commedia americana di questo tipo deve piacere almeno in parte, per poterne godere al meglio, è altrettanto vero che 22 Jump Street detiene una formula innovativa nel modo in cui gestisce le scene d’azione con l’obiettivo di creare situazioni paradossali in grado di far ridere il pubblico. Trattandosi della storia di due poliziotti, dopotutto, affossare gli elementi action sarebbe stato un grave errore, ma ciò non accade nella pellicola in questione, che in realtà gioca sulle aspettative del pubblico. Per essere più precisi, il film si ispira ampiamente ai lungometraggi d’azione tradizionali e proprio per questo lo spettatore si trova di fronte a scene il cui impianto è tipico del genere; nel momento in cui, però, ci si aspetterebbe un determinato epilogo per quella sequenza, ecco che i registi prendono una svolta atipica, che lascia spiazzati. Questo meccanismo, tuttavia, potrebbe divenire presto prevedibile, perché il pubblico imparerebbe rapidamente ad aspettarsi l’inaspettato; la pellicola invece alterna queste situazioni imprevedibili ad altre che rappresentano veri e propri cliché, destabilizzando lo spettatore, che a quel punto non sa più con certezza come si svilupperanno gli eventi, rendendo sorprendente anche ciò che in qualsiasi altra pellicola risulterebbe banale.

22 Jump Street, dunque, funziona e anche più del primo, probabilmente proprio per aver saputo riproporre molti schemi del film precedente, ma rinnovandoli in determinati svolgimenti e arricchendo il tutto con battute esplosive. Di azione ce n’è, e parecchia, ed è rappresentata molto meglio di alcuni blockbuster che si vedono negli ultimi tempi, mantenendone le basi per poi rivoluzionare il resto. Ci sarà un seguito? Beh, visto il successo annunciato, soprattutto in America, parrebbe inevitabile e se la qualità rimanesse alta sarebbe quasi auspicabile, ma, come capirete assistendo al film, anche tale prospettiva viene abilmente stravolta. Bisognerà dunque aspettare per avere una conferma, sperando che Jonah Hill, finora autore della storia dei due capitoli, se ne uscirà con qualcosa di nuovamente divertente.

22 Jump Street (qui il trailer) è prodotto da Columbia Pictures, Metro-Goldwyn-Mayer e Original Film. Il film arriverà nelle nostre sale domani, 23 luglio, distribuito da Sony. Diretta da Phil Lord e Chris Miller, la pellicola vede protagonisti Jonah HillChanning Tatum, nelle vesti dei due poliziotti. Nel cast anche Ice Cube, Amber Stevens e Peter StormareMichael Bacall, Rodney Rothman e Oren Uziel sono gli autori della sceneggiatura, tratta da un soggetto dello stesso Bacall e di Jonah Hill

Di seguito, la sinossi del film.

Agli agenti Schmidt e Jenko viene affidato l’incarico di svolgere una missione sotto copertura in un college locale per indagare su un’associazione criminale all’interno di una confraternita studentesca. Quando però Jenko diviene amico di un compagno della squadra di football e Schmidt prende parte ad uno spettacolo bohémien, la loro amicizia viene messa in discussione.

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