12 Anni Schiavo – Recensione

Lo schiavismo prima della guerra di secessione.
No, non si parla di Via col Vento, dove il tema dello schiavismo viene decentrato, e che quest’anno celebra i suoi 75 anni dall’uscita della pellicola (1939).
La storia raccontata, è quella vera di Solomon Northup (interpretato da un magistrale Chiwetel Ejiofor), uomo di colore libero e con una certa rispettabilità nella città di Saratoga, che circuito da due falsi agenti di spettacolo (in realtà, dei commercianti di schiavi), girerà per 12 anni, sballottato da un padrone all’altro, costretto alla peggio cattiveria e a rari se non unici atti di generosità, e non perderà mai la speranza di poter un giorno provare al mondo, di essere un nero libero, e di poter rivedere la sua amata famiglia.
Il tema già da trattato dal regista Steve McQueen sia in “Hunger” che in “Shame“, qui viene proposto nel pieno delle sue espressioni: la cattiveria gratuità, il possesso, la proprietà dell’uomo, anzi un animale, di colore.
McQueen, pur trattando un tema delicato ma che poteva cadere nel banale, è riuscito a sfondare tutte le aspettative.
La sceneggiatura di John Ridley, tratta dall’omonimo libro scritto dal vero Solomon Norhup, è esauriente; ci pensa McQueen a farci sottintendere tutto quello che non viene detto esplicitamente, grazie ad inquadrature fisse di parecchi secondi, sul paesaggio, i campi di cotone e sui volti dei protagonisti; tutti che parlano con lo sguardo, con gli occhi.
Si sa, i silenzi e gli sguardi dicono più di mille parole.

Magistrale, quindi, il lavoro di McQueen che riesce a dare sfogo ai diversi livelli di cattiveria, da quella cinica di Theophilus Freeman (Paul Giamatti) a quella debole di William Ford (Benedict Curmberbatch) fino a quella piena, cruenta ed esplosiva di Edwin Epps (Michael Fassbender).
Le interpretazione di Chiwetel Ejiofor, Lupita Nyong’o (interpreta Patsey, la schiava preferita di Edwin Epps) e di Fassbender sono di quelle che ti mandano in crisi, persone a cui daresti un Oscar senza neanche pensarci.

La questione “assegnazione Oscar” si fa quindi interessante; una bella lotta tra Ejiofor, DiCaprio (“The Wolf  Wall Street”) e McConaughey (“Dallas buyers Club) per il “Miglior Attore”, e lo stesso tra Fassbender e Jared Leto (“Dallas Buyers Club”) per il “Miglior Attore non Protagonista”, e tra Lupita Nyong’o, Julia Roberts (“I Segreti di Osage County”) e una super quotata Jennifer Lawrence (“American Hustle”) per “Miglior Attrice non Protagonista”.

Un film che con 9 nomination agli Academy, e dopo la vittoria come miglior film al Toronto Film Festival, Golden Globe e BAFTA, meriterebbe la statuetta più pregiata, quella da Miglior Film; un Brad Pitt che ci ha visto lungo, visto che oltre a fare la piccola parte di abolizionista della schiavitù, è anche il produttore del film.
Merita sicuro, perché erano secoli che non si vedeva un film del genere e grazie a Steve McQueen che ci ha donato questo meraviglioso film.

Voto del film: 8,5 su 10!

Articolo di Mara Siviero

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