Nessun cinefilo si può considerare davvero appassionato di pellicole horror se non apprezza i film che provengono dalla Terra del Sol Levante.
Esistono classici come “Ringu” (1998) e “Ju-On” (2003) che hanno ispirato una serie infinita di remake e sequel e hanno fatto conoscere al grande pubblico occidentale una delle figure orrorifiche più terrificanti che abbiano mai popolato gli incubi di noi poveri mortali con il pallino dell’horror. Sto parlando degli Onryo, un tipo di fantasmi (Yurei) che appartiene al folclore giapponese.
Gli Onryo sono spettri di persone defunte in circostanze tragiche, che tornano tra i vivi per cercare vendetta; possono essere sia uomini che donne, anche se le signore rappresentano la maggioranza (ricordiamoci che la mentalità giapponese è dominata da un certo maschilismo…).
Questi spiriti del rancore sono caratterizzati da lunghi capelli corvini e vesti bianche, mutuando il loro aspetto dalle rappresentazioni del teatro Kabuki, e, come ci hanno insegnato le pellicole summenzionate, si muovono a scatti, la loro vendetta si abbatte anche sugli innocenti e sono quasi impermeabili agli esorcismi…
Degli spettrali highlanders con gli occhi a mandorla, in pratica…
I film dei quali mi appresto a parlare non sono noti quanto “The Ring”, ma altrettanto inquietanti, se non di più. Pronti per discendere in questo inferno horror in salsa di soia?
Here we go!
1 – Audition (1999)
“Kiri, kiri, kiri…”
Chiunque abbia visto il film non si sarà scordato certamente di questa litania, ripetuta all’infinito e durante una delle scene più crude che popolano questo film made in Japan (la parola ‘kiri’ significa ‘più giù’ e viene pronunciata dalla protagonista femminile mentre usa dei lunghi aghi in maniera assai originale…). La pellicola è diretta dal prolifico e controverso cineasta Takashi Miike, famoso per aver reso violenza e tortura onnipresenti in ogni sua fatica cinematografica ma mai puramente fini a se stesse. La storia narra di un uomo rimasto vedovo che viene spinto dal figlio ad incontrare altre donne e per farlo, un amico regista organizza delle finte audizioni durante le quali Aoyama, il protagonista, incontra la dolce Asami. Il malcapitato rimpiangerà amaramente di aver dato retta al caro figliolo…
2 – Dumplings (2004)
Direttamente da Hong Kong arriva questa pellicola davvero particolare e non adatta ai deboli di stomaco. Non lasciatevi ingannare dal titolo perché qui non si parla di leccornie della cucina cinese o meglio, non esattamente… Interpretato dalla bella Bai Ling e da Miriam Yeung, il film parla di un’ex attrice (Yeung) che vede sfiorire irrimediabilmente la sua avvenenza, giorno dopo giorno e, per non perdere i favori del maritino, decide di rivolgersi ad una misteriosa donna, Aunt Mei (Ling). Leggenda metropolitana vuole che l’avvenente Aunt Mei conosca un modo per ringiovanire le numerose, disperate clienti. E qui entrano in gioco i dumplings… Vi avviso, se siete dei cuori sensibili, vi consiglio di smettere di leggere. Comunque, Aunt Mei, pratica aborti clandestini ed è un’ottima cuoca. Basta fare due più due ed ecco un rimedio contro la vecchiaia davvero… sui generis. L’importante è che funzioni, giusto?
3 – The Doll Master (2004)
Questa volta facciamo un salto in Corea del Sud, patria di questo lungometraggio ad alto tasso horror. Le bambole, si sa, suscitano sentimenti contrastanti in chi le guarda. Ovviamente qui non si parla della bionda Barbie ma di quelle opere d’artigianato che sono i fantocci di legno o porcellana, ma anche le marionette e via dicendo. In questo film, diretto da Yong-Ki Jeong, la fine drammatica e ingiusta di un creatore di bambole segnerà la vita di un gruppo di giovani, invitati in un museo perso all’interno di un fitto bosco per fare da modelli ad una misteriosa artista. Il gruppo è composto da un fotografo, una studentessa, un modello, una strana ragazza che parla col suo bambolotto e una scultrice. Cose strane ed inquietanti turberanno il soggiorno nel museo fino a quando i giovani ospiti cominceranno a morire uno dopo l’altro… La tematica della bambola assassina viene trattata da un punto di vista tragico che si risolve in un finale quasi commovente e richiama alla memoria il mito di Pigmalione, seppur in salsa macabra.
4 – Premonition (2004)
Qui non si parla dell’omonimo film con Sandra Bullock ma della pellicola giapponese diretta da Norio Tsuruta. Ispirato al fumetto “Kyoufu Shinbon” (Il Giornale del Terrore), il film racconta la sfortunata vicenda del professor Hideki Satomi che, fermatosi lungo la strada per inviare un fax, trova nella cabina telefonica che sta usando un ritaglio di giornale decisamente inquietante. Incredulo, Hideki si rende conto che la notizia riportata sul giornale riguarda la morte di sua figlia di 5 anni che in quel momento si trova in macchina ad aspettarlo. Il protagonista non fa in tempo a rendersi conto di cosa stia accadendo che un camion centra l’auto e uccide la bambina… Ovviamente l’episodio comincia ad ossessionare l’uomo che decide di scoprire se esistano altre persone in grado di ricevere il nefasto giornale. Il film vi ricorda qualcosa? Se siete appassionati di serie tv, probabilmente sì. Dal 1996 al 2000 il canale statunitense CBS, trasmise una serie intitolata “Early Edition” che in Italia prese il nome di “Ultime dal Cielo”; il telefilm parlava proprio di un misterioso giornale, in questo caso portato da un gatto, che annunciava gli eventi del giorno successivo al malcapitato protagonista, interpretato da Kyle Chandler (“The Wolf of Wall Street”, 2013). Ovviamente, se preferite atmosfere cupe e inquietanti, meglio guardare il film…
5 – Two Sisters (2003)
Diretto dal regista coreano Kim Ji-Woon, “Two Sisters” è uno dei film horror/sovrannaturali/psicologici più belli usciti negli ultimi anni e i registi coreani si sono sempre dimostrati dei maestri nel girare questo genere di pellicole. Il film, tratto da un romanzo, si avventura nei recessi della mente di due ragazzine turbate dalla morte della madre e vagamente disturbate. Tornate a casa dopo una lunga degenza in un istituto per l’igiene mentale, le due protagoniste sono obbligate a convivere con la nuova compagna del padre, non esattamente un donnino simpatico, e, come se non bastasse, si rendono conto che tra le mura domestiche, si aggira una presenza inquietante della quale solo loro sono consapevoli. La storia si snoda con classe in una escalation di atmosfere disturbanti che confondono lo spettatore e lo fanno dubitare di ciò che vede. Nel 2009, venne realizzato un remake statunitense intitolato “The Uninvited”, diretto dai fratelli Guard.
A quanto pare il 2004 è stato un anno particolarmente fecondo per il cinema horror asiatico e se vi siete persi queste pellicole vi consiglio di rimediare al più presto!