Di zombie al cinema ne abbiamo già parlato e ancora ne parleremo, tanto più se in sala c’è Orgoglio e Pregiudizio e Zombie, si attende Resident Evil: The Final Chapter e molto altro andrà a bollire in pentola in futuro. Il piccolo schermo ci dà due diverse grandi alternative, al momento, a tema zombie, e sono The Walking Dead e Z Nation. Del primo abbiamo a lungo parlato (non ultime le notizie di ieri e qualche immagine spoiler), ma il secondo non è ancora noto su queste pagine.
The Walking Dead presenta un futuro apparentemente non troppo lontano, in cui un’epidemia (epidemia? Infezione? Involuzione?) conduce gli umani a trasformarsi in zombie, indipendente quale possa essere la causa di morte. Segue le avventure di un gruppo di sopravvissuti, che… Sopravvivono e asta. Non hanno una meta, non hanno un fine, se non quello di arrivare a fine giornata, ed eventualmente a fine settimana se trovano un posto più sicuro. Combattono tra gruppi rivali, sviluppano complesse dinamiche interne di socialità. Lo spessore dei personaggi di TWD è sempre stato fuori da ogni dubbio (a parte le ironie del web sulla coppia padre e figlio di Rick e Carl), il legame tra di loro è sempre forte, sia sentimentalmente in positivo che in negativo. Gli elementi di trama di legano, gli episodi si concatenano l’un l’altro in una costruzione articolata. A volte troppo, secondo alcuni, con la sensazione di trascuratezza dedicata ad alcune parti (molte sono state le remore degli spettatori di fronte al modo di “liquidare” il porto di Terminus, dopo quasi una intera season alla ricerca di questo), a volte con infinita attesa (è proprio dalla fine del ciclo di Terminus che si attende questo misterioso nuovo tremendo villain), ma quello che non manca in TWD è la conoscenza dei personaggi. Quello che manca è la conoscenza del contesto: cosa ha sviluppato questi zombie, come nascono, quale è la loro origine e se c’è una soluzione a tutto. La sensazione di impossibilità a concludere questo ciclo sa di apocalittico per davvero: ineluttabilità del disastro. Da un lato è molto più plausibile, dall’altro può recare un certo sconforto: ci sarà o non sarà una fine alla serie?
La risposta sta nelle puntate di Z Nation. Con un plot molto simile, si sviluppa in modo molto diverso: un gruppo di sopravvissuti recupera da terzi il compito di trarre in salvo l’unico uomo in grado di resistere al contagio zombie, a causa della presenza nel suo sangue di un vaccino sperimentale. Lui è l’unico individuo al mondo con questa caratteristica… Ma nel procedere della serie non si sente proprio benissimo. L’origine degli zombie viene scientificamente spiegata (tipico modello di virus sviluppato in laboratorio, anche se non è ben chiaro come sia uscito dal laboratorio stesso), la lotta tra diversi gruppi di sopravvissuti è ovviamente presente e non mancano anche analogie con la serie di The Walking Dead, da cui si ispira palesemente (un esempio ne è il gruppo di cannibali, anche se in ZN è decisamente più nauseante, visivamente e anche per certe metodologie di trattamento umano dei “vivi”). Z Nation condisce però il format di TWD con molta più ironia dei personaggi, apparentemente delineati in maniera più leggera – eppure, tormentati anche loro dai propri zombie-fantasmi, per così dire – e del modo di affrontare le situazioni. Z Nation si concede lo splatter divertente ed esagerato che The Walking Dead, neanche nel suo spin off Fear The Walking Dead, può permettersi. E può permettersi anche di dare una sensazione di conclusione, prima o poi, quando i protagonisti giungeranno al compimento della missione.
Ma, dicevamo, il successo di queste due serie zombie. Quale è? Metterci di fronte a due possibili realtà futuristiche, affrontate in maniera diversa, e di fronte ai nostri demoni peggiori: cosa faremmo per salvare noi stessi? Cosa faremmo per salvare le persone a noi care? E se ci fosse una speranza di salvare l’umanità, metteremmo a rischio la nostra salvezza pur di riuscire a salvare il resto del mondo, o cercheremmo di cavarcela per i fatti nostri, e che il mondo si salvi da solo? Un modo per esorcizzare le nostre paure, in maniera più seria o facendo rotolare una forma di formaggio lungo tutto uno Stato (se guarderete Z Nation, o se lo avete visto, comprenderete questa scena), come di fondo fanno i film horror: ci mettono davanti le nostre paure, estrapolandole da noi e facendocele vedere su uno schermo. In un certo senso è più facile affrontarle lì, che dentro noi stessi.
«We give ourselves… Mercy»