The Giver: la scrittrice svela il mistero del romanzo

Il cinema odierno sembra essere diventato più un business che un’arte e molte volte quello che ci viene proposto nelle sale non ci  soddisfa appieno, pur appagando i nostri sensi assuefatti ormai dalle tecnologie grafiche. Tuttavia un genere in particolare sembra riuscire a sfruttare al meglio i miracoli della computer grafica uniti all’originalità dei contenuti, ovvero la fantascienza. Da sempre fonte di riflessioni sull’evoluzione dell’umanità e profeta delle estreme conseguenze a cui può portare in ambito socio-culturale l’innovazione tecnologica che stiamo vivendo, il genere fantascientifico affascina e fa riflettere, portandoci ad osservare con un alone di mistero tutto ciò che viviamo. Partendo da Jules Verne (Ventimila leghe sotto i mari non è forse un romanzo di fantascienza divenuto realtà?) fino ai cult movies Blade Runner, 2001: odiessa nello spazio e Fahrenheit 451 o ai più recenti Gattaca, eXistenZ, Brazil, Nirvana, Alien, Matrix, Star Wars e moltissimi altri ancora, tutta la fantascienza è imperniata sul concetto di società alienata e sulla ricerca della vera conoscenza. Proprio su quest’ultimo punto si soffermano l’ultimo film fantascientifico The Giver di Phillip Noyce e il romanzo del 1993 di Lois Lowry da cui è tratto. La scrittrice svela i retroscena e l’alone di mistero che hanno avvolto il romanzo.

The Giver è stato pubblicato nel 1993 se non sbaglio. Non mi è mai piaciuta la fantascienza e non ho mai pensato al mio libro in tal senso, sebbene alcune persone che amano categorizzare l’abbiano annoverato in questo genere; io dico che è un racconto ambientato nel futuro e per me è stato come scrivere un romanzo realistico. Essendo ambientato nel futuro, i protagonisti vivono in maniera diversa dalla nostra, ma non per quanto riguarda la tecnologia. Non volevo affrontare questo tema, ma solo come la tecnologia si evolve in un ambiente con regole compromettenti che mirano a rendere il mondo sempre più sicuro e confortevole. Dopo ho cercato di scrivere questi contenuti in maniera accattivante nella prima parte del libro, proprio per attrarre i lettori in questo posto ideale e bellissimo in cui vivere: niente crimini, nè disuguaglianze e discriminazioni e piano piano si scopre che il fatto che non ci sia discriminazione ad esempio, è perchè tutti sono dello stesso colore, oppure non ci sono crimini perchè non c’è denaro. Ognuno ha quello che vuole e tutto ciò porta ad essere consci che c’è qualcosa sotto. Il lettore come il protagonista, un ragazzo di 12 anni, capisce che la realtà in cui vive è frutto di un compromesso”.

Il libro vinse la Newbery Medal, un premio per il migliore libro americano per ragazzi.

“Tuttavia- racconta Lois Lowry- molte persone ne sono rimaste terrorizzate. Anche se non si arrivò alla censura, fu chiesto di toglierlo da scuole e biblioteche e andò incontro a una serie di procedure. Sinceramente non mi è tutt’ora ben chiaro perchè tanto rumore e tanta paura di fronte a questo libro”.

Come ha potuto un semplice romanzo per ragazzi destare tanto clamore? Il film riuscirà a rendere al meglio più i contenuti, per nulla banali e tanto temuti dalla critica letteraria, che la spettacolarità grafica?

di Myriam Petrini

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