Sin City 2: il labile confine tra cinema e realtà

Che cos’è il cinema?

Si può definirlo come un mero esercizio artistico? Forse sì.

Ma l’arte ha sempre rispecchiato la realtà. Il teatro greco aveva in primo luogo una funzione catartica; la pittura, sotto forma di affresco, serviva per indottrinare il popolino, insegnargli la religione ma anche storie legate a miti profani e via dicendo. Il cinema, la cosiddetta settima arte, riflette ciò che vede attraverso lenti deformate ma non si discosta mai completamente dalla vita di tutti i giorni. Anche i film più originali e fantasiosi, regalano allo spettatore epifanie che possono cambiare l’esistenza.

Le storie dark che compongono il mosaico di Sin City, non fanno eccezione.

Nel mondo torbido e marcio creato da Frank Miller, vivono una serie di personaggi che rispecchiano ognuno una debolezza dell’essere umano.

Marv (Mickey Rourke) è il gigante buono, nonostante il suo aspetto, dominato dal demone della malattia mentale; Nancy Callahan (Jessica Alba), la piccola Nancy ormai cresciuta, vive tormentata dal desiderio di vendetta mentre ammalia gli uomini con il suo corpo, pallido neon che attira gli insetti; John Hartigan (Bruce Willis) è un poliziotto stanco e malato, deciso a porre rimedio al suo senso d’impotenza, a costo di rimetterci la vita.

Queste sono solo alcune delle ombre che si aggirano per Basin City, la Città del Peccato.

Una cosa le accomuna tutte, oltre allo squallore che fagocita le loro vite disperate, un nemico comune, la personificazione di tutto ciò che di guasto striscia per le vie buie del loro mondo: la famiglia Roark.

I membri più rilevanti di questa ingombrante istituzione patriarcale sono Patrick Henry Roark (interpretato da Rutger Hauer in “Sin City”, 2005), il Cardinale dai singolari appetiti e suo fratello, il Senatore, dal cui mefitico seme è nato quello che poi verrà chiamato con il dispregiativo epiteto di Bastardo Giallo (Nick Stahl).

I destini di questi loschi individui s’intrecciano con quelli dei comuni mortali, segnando le loro vite irrimediabilmente, determinando la loro stessa fine.

Il Senatore Roark, unico superstite della famiglia, torna in “Sin City: Una Donna per cui Uccidere”, dopo aver fatto la sua comparsa nel primo film. Ad interpretarlo sarà ancora l’attore Powers Boothe (“The Avengers”, 2012), specializzato nel portare sul grande schermo personaggi che incarnano l’autorità, politica o militare che sia, nel bene e nel male. Il ruolo, all’epoca, venne offerto anche a Christopher Walken e a William Dafoe ma entrambi rifiutarono.

Il villain dell’attesissimo sequel diretto da Robert Rodriguez e dallo stesso Miller, non è altri che lui, il Senatore Roark; è lui che estende i suoi viscidi e implacabili tentacoli su Sin City, come un cancro che non può essere curato. Corrompe le anime e le menti, senza pietà.

La città è il suo territorio di caccia, gli appartiene e chiunque viva entro i suoi confini, nello squallido quartiere delle prostitute, la Città Vecchia, governato dalla bellissima e letale Gail (Rosario Dawson), fino ad arrivare alle zone ricche, è la sua selvaggina. Carne da macello in un gioco al massacro che non ha fine.

Il viscido Senatore Roark è il protagonista del nuovo character poster dedicato alla pellicola. Il volto della corruzione, stagliato contro uno sfondo rosso vermiglio, fissa chi lo osserva con lo sguardo di chi sa che nessuno potrà fermarlo, che rimarrà impunito nonostante tutto.

Sul poster, campeggia la frase simbolo dell’uomo che governa Basin City:

Il Potere è una cosa fragile.

La frase porta alla memoria ricordi familiari, legati alla politica italiana, ad una fase storica vissuta dal nostro Paese e ad una persona in particolare: il Senatore a vita Giulio Andreotti (14 gennaio 1919 – 6 maggio 2013).

Le sue parole sono entrate nel nostro immaginario, divenendo il simbolo di un’Italia non molto diversa da Basin City:

Il Potere logora chi non ce l’ha.

Ancora una volta, come se gli estimatori dell’opera avessero bisogno di ulteriori conferme, emerge il talento di Frank Miller nel dipingere la realtà che ci circonda, senza paura di soffermarsi sui suoi aspetti più crudi e amorali. Il mondo che ospita Sin City è il nostro mondo, né più né meno.

Non si può fare finta di nulla, guardare dall’altra parte non serve.

Il primo Ottobre 2014, “Sin City: Una Donna per cui Uccidere”, uscirà nelle sale italiane.

Quando sarete seduti nelle vostre comode poltrone, avvolti in una morbida, illusoria sicurezza, spalancate gli occhi, accantonate ogni timore e immergetevi in questo viaggio nell’incubo quotidiano portato alle sue estreme conseguenze.

 

 

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