Quando si parla di Taxi Driver, è impossibile non pensare a Travis Bickle e al suo sguardo inquietante, ai suoi monologhi disturbati e, naturalmente, al celebre mohawk che segna il culmine della sua discesa nella follia. Uscito nel 1976 sotto la regia di Martin Scorsese, il film ha consacrato Robert De Niro come uno degli attori più talentuosi della sua generazione, grazie a un’interpretazione intensa e disturbante.
Un’illusione perfetta: il mohawk di Travis Bickle
In una recente intervista con GQ, De Niro ha raccontato una delle difficoltà più inaspettate affrontate sul set: il mohawk, che sebbene fosse solo un’illusione realizzata dal leggendario truccatore Dick Smith, si rivelò un elemento chiave nella costruzione del personaggio. L’attore ha spiegato che, dovendo iniziare le riprese di The Last Tycoon, non poteva radersi realmente la testa. Per questo motivo, Smith ideò un cappello di lattice che riproduceva il taglio con incredibile realismo.
Un disagio trasformato in forza recitativa
L’uso del cappello di lattice si rivelò tutt’altro che comodo: De Niro doveva mantenere il collo rigido per evitare che l’illusione si rovinasse. Tuttavia, questa limitazione fisica contribuì a rendere Travis Bickle ancora più teso e inquietante. Il suo portamento rigido e il modo in cui si muoveva nel film accentuarono la sua trasformazione in un vigilante ossessionato dall’idea di “ripulire” la città.
Un dettaglio che ha fatto la storia del cinema
Il mohawk di Travis Bickle non è solo un segno visivo della sua alienazione mentale, ma anche un simbolo dell’attenzione maniacale al dettaglio che caratterizza il method acting di De Niro. La sua dedizione a ogni minimo aspetto del personaggio è una delle ragioni per cui Taxi Driver rimane un capolavoro senza tempo, ancora oggi venerato a quasi 50 anni dalla sua uscita.