V per Vendetta, diretto da James McTeigue e sceneggiato dai fratelli Wachowski (ideatori della saga di Matrix), è stato sicuramente uno dei film più importanti della mia adolescenza. Non saprei dire esattamente se fosse per la storia in sé (all’epoca trovavo particolarmente interessanti le forme di dittatura e i vari aspetti psicologici ad esse legati), per l’amore incondizionato per Hugo Weaving o perché, in fondo, chi non ha avuto una cotta per Natalie Portman nella propria giovinezza? Ecco, appunto.
Ad ogni modo, riflettendoci con più attenzione, mi sembra lampante che le ragioni fossero molteplici. Tra le tante probabilmente rientra anche una delle mie scene preferite di sempre, ovvero quella in cui Evey viene svegliata da un pezzo di splendida musica jazz (uno dei tanti pregi di V per Vendetta è sicuramente la sua colonna sonora) e dallo sfrigolio del burro in padella: un momento di assolutamente ordinaria quotidianità nella decisamente non-ordinaria quotidianità di V.
Avete notato l’espressione di pura estasi sul volto di Natalie Portman, nel momento in cui addenta il perfetto uovo nel cestino cucinato da V? O la nonchalance con cui Hugo Weaving lancia in aria una fetta di pane tostato, facendola atterrare perfettamente in padella due secondi dopo?
Ecco, finito il film, dopo aver a lungo riflettuto sul numero di volte in cui avessero dovuto girare la scena per far sembrare V uno dei finalisti di Masterchef (UK, ovviamente), ricordo di aver sentito il desiderio di assaggiare anche io la deliziosa colazione di Evey per capire se quel piatto fosse tanto invitante quanto appariva sullo schermo.
Ora, dalla mia prima visione di V per Vendetta sono passati quasi dieci anni, anni in cui internet è andato sviluppandosi e ingrandendosi, ma ricordo che all’epoca trovare la ricetta di questo famoso “egg in a basket” richiese due giorni di serrate ricerche su google e una buona padronanza dell’inglese. Ed è questo è il motivo per cui mi trovo qui, oggi, ad iniziare una rubrica che parla di cibo e di cinema: rendere più semplice la vita del cinefilo appassionato di cucina.
La scelta della prima ricetta è stata abbastanza automatica: cucinare è una delle passioni che ho sviluppato di più nel corso degli anni ed ha proprio avuto inizio così, grazie ad un uovo nel cestino. Inoltre, mi sembrava doveroso cominciare con qualcosa di relativamente semplice da preparare.
Partiamo quindi con gli ingredienti:
- Pane da toast (una fetta a persona);
- Uova (uno a persona);
- Burro (lasciato ammorbidire a temperatura ambiente);
- Pepe q.b.
- Sale q.b.
Prima di iniziare a cucinare è necessario lasciar ammorbidire il burro per una decina di minuti, poiché il primo passo della ricetta consiste nell’imburrare generosamente entrambi i lati delle fette di pane che si desidera preparare: questo permetterà al pane sia di dorarsi in padella, sia di non attaccarsi (anche se l’uso di una padella anti-aderente è sempre fortemente consigliato).
Dopo aver imburrato le varie fette, tagliarne via la parte centrale con una formina circolare o, come nel mio caso (avendo in casa solamente formine a forma di cuore), usando un bicchiere di circa 4 cm di diametro. Mi raccomando: non buttate la parte centrale, potrete tranquillamente friggerla in padella e usarla successivamente per fare la “scarpetta” del rosso dell’uovo.
Ottenuto un risultato simile a quello sopra, passiamo alla vera e propria cottura. Dopo aver fatto riscaldare la padella anti-aderente a fuoco medio ed avervi comodamente sistemato le fette di pane, far sciogliere una noce di burro all’interno del buco creato precedentemente con la formina o con il bicchiere.
Prima che la noce di burro si bruci e rovini la nostra meravigliosa ricetta (per evitare che succeda, consiglio di abbassare leggermente la fiamma per qualche secondo), rompere un uovo all’interno di ciascuna fetta di pane e condire con un pizzico di sale e pepe.
Quando i lati del pane cominceranno a dorarsi e l’albume dell’uovo diventerà leggermente più bianco potrete girare la vostra fetta di pane sfrigolante, dando modo all’altro lato di cuocersi e dorarsi a puntino.
Una volta dorato l’altro lato – operazione che richiederà un lasso di tempo variabile a seconda della doratura e del grado di cottura dell’uovo preferiti (ad esempio, chi ama il cosiddetto “occhio di bue” potrà alzare leggermente la fiamma di modo che la doratura avvenga più in fretta e la cottura sia ridotta; viceversa, chi ama l’uovo ben cotto potrà abbassare la fiamma al minimo e appoggiare un coperchio sulla padella per prolungare la cottura e non bruciare il pane) – il piatto è pronto per essere servito. A pranzo o cena lo si può accompagnare con più o meno qualsiasi cosa, dalle patate arrosto al salmone affumicato, oppure si può decidere di gustarlo da solo, ad esempio a colazione.