Sabato 29 ottobre al Lucca Comics & Games 2016 si è svolto un grande evento, Rocco vs Rocco: Rocco Tanica intervista Rocco Siffredi, e noi ovviamente non potevamo mancare!
La vita di Rocco Siffredi raccontata da se medesimo
L’amicizia tra Rocco Tanica e Rocco Siffredi va avanti da più di vent’anni, da quando i due collaborarono per Rocco e le storie tese, e non poteva esservi persona più appropriata a moderare l’intervista.
Nel Cinema Astra colmo di spettatori, adolescenti o più in su con l’età, Rocco Tanica ha portato avanti l’evento soffermandosi sulle clip del film Rocco, sapete tutto del mio corpo, ma nulla della mia anima, un biopic sul pornodivo più famoso d’Italia. La pellicola sarà in disponibile in sala dal 31 ottobre al 3 novembre, distribuito dalla BIM.
Così Rocco Tanica si è introdotto, facendo lo stesso col film:
«Io sono una meteora degli anni Ottanta, tipo Den Harrow con gli occhiali, è così che vorrei essere ricordato. In genere dico tante minchiate ma adesso dico una cosa seria: ho visto il film ieri ed è potentissimo, quando dicono che il regista ha saputo leggere l’interprete e interpretare la storia ho sempre pensato che fossero stronzate, ma invece in questo caso è successo. Vedendolo, ci rimarrete male e bene, si riflette, ci si commuove e si ride, è un film destabilizzante».
Anche Rocco Siffredi ha introdotto la pellicola, spiegandone le motivazioni:
«Mi avevano chiesto di girare un film simile e avevo detto sempre di no, ma forse ora i tempi erano maturi per vuotare il sacco (sì, i doppi sensi non sono mancati). La prima volta che me lo chiesero avevo 40 anni, ma non avevo nulla da dire e rifiutai. A 45 anni avevo iniziato a ripensarci, ma il punto era che non mi fidavo degli italiani. Questo in quanto noi italiani abbiamo un rapporto sbagliato con il sesso, per noi è un tabù. A me ad Ortona, 30 anni fa, dissero che il sesso si fa solo con la donna che che sposerai e con cui farai dei figli e basta, che con il mio lavoro ci si può solamente ammalare. Peccato che LUI si sia svegliato prima del matrimonio e mi abbia assalito come un diavolo».
Ed è proprio il diavolo ad aver giocato un ruolo centrale nella vita del re del porno:
«A 6 anni ho avuto la sfortuna di vedere morire mio fratello e mia mamma ne ha sofferto così tanto da arrivare a sfiorare la pazzia, è per questo motivo che ho chiesto aiuto al diavolo, non a Dio. Nel primo sogno dicevo al diavolo che se avesse alleviato le pene di mia madre io gli avrei dato l’anima. Alla fine sono riuscito ad aiutare mia madre, e l’ho fatto con il c***o! Il sogno si riproponeva ogni 5-6 anni, ed è avvenuto 4-5 volte, l’ultima 10 anni fa».
Il film è stata una “terapia” per Rocco Siffredi:
«Il film doveva finire prima dell’Isola dei famosi ma poi non ce l’abbiamo fatta. Il film è stata la mia terapia, non sono mai andato in analisi perché sono un abruzzese dalla testa dura e sono abituato a risolvere i problemi da solo, forse sbagliando. La terapia è proseguita proprio sull’Isola, infatti mi sono deciso ad entrare nel programma perché sentivo il bisogno di passare del tempo in compagnia di me stesso. Addirittura una di quelle notti ho avuto incubi surreali, mi sembrava di rivedere la mia vita e mi dicevo: alla fine sarai solo, senza nessuno. Per me è stata un’avventura molto difficile, sono tornato a casa dicendomi che avrei dovuto cambiare dimensione, abbandonare il mio autolesionismo e rilassarmi.»
Rocco Tanica:
«Come è cambiata la fruizioni del porno? Ai nostri tempi c’erano i giornaletti…»
Risposta di Rocco Siffredi:
«Io leggevo Supersex con Gabriel Pontello, un fotoromanzo a puntate che mi ha letteralmente folgorato. Il protagonista era un alieno che sco***a tutte le donne che incontrava. I camionisti lo buttavano per strada e io camminavo sul lungomare cercandolo nei buchi delle strade. Quando trovavo delle pagine pulite le strappavo e me le portavo a casa, le posizionavo in cantina. Erano le mie fidanzate, ne sceglievo una e poi salivo in casa per fare l’amore con lei, poi scendevo di nuovo un’ora dopo e lo facevo con un’altra, questo anche 8 o 9 volte ore al giorno. Sono finito all’ospedale di Lanciano con un’uretrite pazzesca. Sono stato ricoverato per due settimane, alla fine l’urologo davanti a mia madre mi disse “La devi smettere di farti le seghe!”.
Ciò nonostante, io vedevo Gabri Pontello, il pornoattore di quel giornaletto, che in una pagina sco***a una bionda, in un’altra una mora, in un’altra una rossa e in un’altra ancora con tutte e tre. Lì ho capito che sarebbe stato il mio lavoro.
Per entrare nel mondo del porno frequentavo i locali di scambisti, con la speranza di trovare lì delle pornostar e potermi così proporre per questo lavoro. Una sera ho visto entrare Gabriel POntello con due donne al braccio, per me è stato come se fosse entrato De Niro. Ho chiesto alla proprietaria del locale di presentarmelo ed ho fatto vedere di cosa ero capace. Il giorno seguente iniziai la mia nuova carriera».