Per quasi due decenni, il regista cileno Pablo Larraín ha costruito una carriera unica, raccontando storie in lingua spagnola che spaziano dai racconti inquietanti alle vicende politiche e agli studi sui personaggi. Negli ultimi otto anni, ha intrapreso una carriera parallela realizzando film in lingua inglese, ciascuno incentrato su donne iconiche e intitolato semplicemente con i loro nomi: “Jackie” (2016), “Spencer” (2021) e ora “Maria”, con Angelina Jolie nei panni della leggendaria diva dell’opera Maria Callas.
Recensione “Maria”: Pablo Larraín Rivisita la Vita di Maria Callas in un Film Onirico e Intenso
“Maria”, acquistato da Netflix prima della sua première al Festival del Cinema di Venezia, chiude un trittico di film che esplorano le vite di donne celebri sotto pressioni estreme. Questo ultimo capitolo, ambientato nel mondo teatrale dell’opera, si distingue per il suo tono sobrio e onirico, in contrasto con il carattere più florido e a tratti isterico di “Jackie” e “Spencer”.
Il film si apre con una scena potente: Callas giace morta nel suo lussuoso appartamento parigino, stroncata da un infarto a soli 53 anni. Da lì, la narrazione si sposta su flashback e momenti di riflessione interiore, in cui la musica di Puccini e Verdi gioca un ruolo centrale nel trasportare lo spettatore in altri tempi e mondi. Angelina Jolie, pur non cantando le arie, si fonde in modo convincente con la figura di Callas, grazie anche all’abile uso del mix vocale di Larraín.
L’ambientazione del film si concentra sull’ultima settimana di vita della Callas, un periodo in cui la cantante non può più essere la grande diva che era, ma mantiene comunque un’aura regale e imperiosa. Nonostante la dipendenza dalle pillole e le visioni del suo defunto fidanzato Aristotele Onassis, Callas sembra accettare la sua follia, trasformandola in un mondo fantastico tutto suo.
Il film gioca abilmente con il confine tra realtà e fantasia, un tema caro a Larraín. Callas stessa dichiara: “Ciò che è reale e ciò che non è reale sono affari miei”, riflettendo la complessità del personaggio e la sua immersione in un mondo di grande artificio.
Con Maria, Larraín abbandona la razionalità e si addentra nel mondo turbolento della grande opera, dove la vita e l’arte si mescolano in un crescendo emotivo. Angelina Jolie offre una performance intensa, perfettamente in linea con la visione della Callas come una figura maestosa e tormentata.
“Maria” non solo esplora il dramma personale di una delle più grandi cantanti liriche del XX secolo, ma lo fa attraverso uno stile visivo e narrativo che è allo stesso tempo sontuoso e profondamente introspettivo. Il film, che arriverà su Netflix più avanti quest’anno, è un’esperienza cinematografica che cattura l’essenza della grandezza tragica di Maria Callas, rendendo omaggio alla sua vita, alla sua arte e al suo tormento interiore.
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