Parla Milena Canonero, costumista per The Grand Budapest Hotel

Il cinema muta come la moda e di essa si alimenta, riflettendone vite, epoche e fantastiche visioni. Proprio da queste ultime Wes Anderson plasma mondi che sembrano uscire da quadri Pop art, dove colori, geometrie e attenzione maniacale ai particolari che circondano i personaggi fanno del cinema di Anderson una corrente a sé. La stravaganza e l’ostentazione del colore, principali protagonisti dello stile del regista sempre coadiuvati dalle musiche fiabesche di Alexandre Desplat, vengono riproposti anche in The Grand Budapest Hotel, tratto dall’omonimo libro di Zweig: poteva quindi mancare il tocco artistico di una costume designer italiana a rendere il tutto ancora più eccentrico? Milena Canonero, vincitrice di tre Oscar ai migliori costumi, di cui uno per il pop film Marie Antoniette di Sofia Coppola, non poteva che affiancare Anderson per questo suo ultimo film, come già aveva fatto in Il treno per il Derjeeling. Ecco la sua intervista a proposito di The Grand Budapest Hotel, ambientato nell’immaginaria Repubblica di Zubrowka, nell’Est Europa, a cavallo delle due Grandi Guerre:

“Lavorare con Wes è ogni volta diverso perché mi catapulta in posti con personaggi e situazioni diversi che nonostante siano così varie, creano un mondo specifico e comune al suo stile. Più lavoro con lui più vedo che cristallizza un suo stile cinematografico a cui si attiene. Uno deve immergersi nel suo mondo che a prima vista può parere leggero, ma che in realtà è molto stratificato. Alcuni non amano i suoi film, io sì.[…] Il libro di Zweig non è stato necessario tanto per la realizzazione dei costumi, quanto per inquadrare l’ atmosfera del racconto. Fotografi come Man Ray e George Hurrell e pittori come Gustav Klimt, Kees van Dongen, Tamara de Lempicka e George Grosz sono stati di grande ispirazione. Uno è stimolato non solo studiando il vestiario reale dell’epoca, ma anche da altre immagini e dalla letteratura in generale, non necessariamente legata a quel periodo o all’ambientazione della storia: il look di ogni attore deve avere una sua raison d’etre. Per esempio Prada ha creato ventuno capi ciascuno per Tilda Swinton, Willem Dafoe e Ralph Fiennes; per il personaggio di Gustave (Ralph Fiennes) infatti ha creato una serie di divise ben congeniate che altrimenti sarebbero state piuttosto prevedibili.[…] Ralph non è solo un grande attore, ma anche un regista ed è estremamente particolare e orientato al dettaglio come me e Wes. Un triumvirato che ha bisogno di essere soddisfatto”.

di Myriam Petrini

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