Come si sente?
«Sono emozionato e felicissimo, anche se un po’ frastornato. Ci speravo, ma non ci contavo. Qui non c’è nulla di scontato».
Era preoccupato di non farcela?
«Confesso di sì, non c’è nessun nesso tra Golden Globe e Oscar. Temevo soprattutto il film palestinese e quello cambogiano che dominavano i pronostici».
A chi dedica la nomination?
«A tutti quelli che hanno affrontato con me la faticosissima lavorazione della Grande bellezza, un piccolo kolossal: abbiamo girato con un caldo estremo e quasi sempre di notte, arrivando a invertire il ritmo del sonno. Se non fosse stato per tutti loro oggi non sarei qui».
In che modo la sua affermazione si riflette sul cinema italiano?
«Dimostra che il nostro cinema, acclamato per i fasti del passato, ora ha un presente. Ma anche se sono felice di aver contribuito al rilancio, non basta soltanto il mio film: penso al bellissimo Capitale umano di Virzì, ci sono anche Nanni Moretti che sta per tornare sul set e tanti altri registi di valore».
Il cinema italiano non sta male, dunque?
«No, deve smettere di autoflagellarsi come se fosse una persona malata e rifiutare l’etichetta che certi disfattisti influenti vorrebbero imporre».
Quando e dove comincerà il nuovo film?
«A maggio. Non so ancora se le riprese si svolgeranno nel nord Italia o in Austria».
A cosa è dovuto il successo internazionale della Grande bellezza?
«Al fatto che il film parla di esseri umani, di gioie e dolori comuni a tutti, in qualunque angolo del mondo».
Quando tornerà a Los Angeles?
«Presto, prima del 2 marzo immagino di avere mille cose da fare. Ma non so ancora cosa».