È di poche ore fa la notizia: per l’edizione degli Oscar 2014, in particolare nella categoria Miglior film straniero, è cambiata una regola da molti (e anche da chi scrive) reputata fondamentale per il giudizio, ovvero quella che il giurato deve dimostrare di aver visto tutti i film in lizza per ricevere il premio. I 6028 giurati (tanti sono quelli designati per votare in quella categoria) non saranno tenuti a dare prova della visione di film. L’Academy garantisce che recapiterà le pellicole prima dell’apertura delle urne (14 Febbraio) affinché a tutti sia dato il tempo di vedere, valutare, rivedere eventualmente e alla fine decidere a quale film dare il proprio voto.
Cheryl Boone Isaacs, Presidente dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (figura che abbiamo visto alla presentazione delle nominations) comunica che «Si farà comunque di tutto per vedere i film». Ma quanto può pesare una simile variazione, per un titolo del genere? I film stranieri possono richiedere anche più di una visione, per essere compresi a fondo, anche solamente per le distanze linguistiche che si possono verificare. Le lingue anglofone sono ben distanti da quelle neolatine, come lo sono da quelle orientali o mediorientali, ed è legittimo che una sottigliezza possa scappare a una prima visione, ma che rimanga una curiosità tale da voler portare a una seconda.
Che cosa succederà invece con questa variazione? Può davvero un giurato valutare quale sia il migliore, secondo lui, tra una serie di film… Se non li ha visti tutti? Chi ha letto questa notizia e ve la sta ora riportando, no. La propria opinione la scrive su titoli che ha visto, che ha amato od odiato, apprezzato o meno, ma su film che hanno rubato almeno un paio d’ore della sua esistenza. E non è un obbligo, ma è un sentore di passione per il cinema. Che cosa può voler dire una simile decisione, da parte dell’Academy? Un esperimento di qualche genere per vedere quanti, effettivamente, a fronte di un non-obbligo siano disposti a guardare i film che devono giudicare? A vedere quanto sia davvero una passione e un amore per l’arte cinematografica?
Le domande sono poste, e non resta altro che restare a guardare i risultati di questa scelta.