Da mercoledì 9 a domenica 13 aprile, Roma ospiterà la terza edizione del Nordic Film Fest, una rassegna che ha lo scopo di far conoscere e apprezzare la cultura e in particolare la cinematografia dei Paesi Nordici oltre i propri confini, curata dalle quattro ambasciate nordiche presenti in Italia e con la collaborazione del Circolo Scandinavo di Roma.
L’evento, che si terrà alla Casa del Cinema, situata all’interno della verdeggiante Villa Borghese nel centro della capitale, darà la possibilità, a chiunque desiderasse avvicinarsi a un cinema e un mondo che troppo spesso non vengono raccontati in Italia, di assistere a numerose opere in anteprima o inedite nel nostro Paese, provenienti da Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia.
Annunciati come capisaldi della manifestazione, i tre temi portanti della kermesse saranno l’Avventura, l’Amore e la Memoria. Le numerose pellicole presenti comprenderanno 17 lungometraggi, 7 cortometraggi, 7 documentari e 16 filmati di Visual/Video Art.
A meno di una settimana dall’inizio dell’evento, è stata organizzata un’anteprima stampa nella stessa sede del festival, a cui hanno partecipato i rappresentanti dei diversi Paesi Nordici e il coordinatore e direttore artistico Antonio Flamini.
Ognuno di loro si è detto entusiasta della sempre maggiore collaborazione artistica, e non solo, tra le nazioni del Nord Europa, attraverso continue co-produzioni e un frequente scambio di attori, grazie soprattutto a opere di investimento e promozione, intraprese ormai da molti anni. Tutti hanno poi tenuto a esporre la loro felicità per la rinnovata possibilità di stabilire questo ponte culturale con il nostro Bel Paese; proprio durante la manifestazione, per esattezza giovedì 10, si terrà l’incontro “North meets South”, in collaborazione con A.N.I.C.A., aperto a tutti gli operatori del settore e nel quale produttori nordici e italiani si confronteranno, con l’intento di mettere le basi per possibili collaborazioni internazionali future.
Ruth Jacoby, ambasciatrice di Svezia, nel suo intervento ha infatti sottolineato il tentativo da parte del proprio Paese di “focalizzarsi sul business” dietro l’industria cinematografica, senza cui produrre e distribuire nuovi progetti sarebbe arduo, con l’obiettivo di “riconoscere il settore come un importante prodotto da esportare nel mondo”.
Mai come quest’anno, inoltre, il festival dimostra di avere a cuore la diffusione universale della settima arte, nei confronti degli adulti, ma anche dei bambini. Proprio per questo motivo, è stata allestita una sezione mattutina “per l’infanzia”, grazie alla quale la rassegna manifesta il suo intento di portare intere famiglie al cinema.
E se tutti gli altri lavori saranno proposti in lingua originale, provvisti di sottotitoli in italiano, questi film incuriosiranno anche i più grandi, non solo per la realizzazione artistica e per i contenuti, ma anche per la curiosa modalità con cui verranno proiettati; per sfuggire alle pesanti spese che comporta il doppiaggio e consapevoli che gli spettatori più piccoli potrebbero avere difficoltà nel seguire il film leggendo assieme i sottotitoli, si è deciso di adottare il metodo oversound.
Questa tecnica prevede la proiezione della pellicola nella versione originale, con il volume dei dialoghi abbassato, ma comunque udibile, a cui si sovrappone la voce del doppiatore. Durante la visione di questi film, ci sarà infatti una doppiatrice in camera di regia, che presterà la voce a tutti i personaggi su schermo, rendendo l’esperienza unica e affascinante, per quanto rischiosa da proporre dal vivo, nel corso di una proiezione in sala.
La stessa sigla di apertura del festival, che introdurrà ogni proiezione, si dimostra più colorata delle precedenti; realizzata dal reparto cinema e video dell’Istituto Europeo di Design, il cui direttore Max Giovagnoli è intervenuto sostenendo lo sviluppo di maggiori co-produzioni e di opere indipendenti, sarà presente in una versione ancor più leggera, pensata come intro dei “film per l’infanzia”.
La chiusa della conferenza è affidata ad Antonio Flamini, che ringrazia gli addetti culturali delle ambasciate, che con grande impegno rendono ogni volta possibile l’evento, il cui programma viene elogiato dal direttore artistico per la sua varietà e vivacità, portando l’attenzione al nuovo coloratissimo logo del festival, in cui appaiono tutti i colori dei “Paesi nordici, che dimostrano e rappresentano, non solo nel cinema, ma in campo culturale, una grandissima vivacità”.
Ad aprire la manifestazione sarà il norvegese “Kon-Tiki” di Pål Sverre Hagen, sulla spedizione dell’esploratore Thor Heyerdahl, che nel 1947 attraversò il mare Pacifico su una zattera di balsa, per dimostrare che era possibile per gli abitanti del Sudamerica arrivare in Polinesia nell’era precolombiana. Altri titoli di prim’ordine sono “Open Up to Me”, storia di una quarantenne da poco operata per diventare donna, che deve fare i conti con nodi irrisolti del proprio passato, e “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”, film svedese tratto dall’omonimo bestseller mondiale di Jonas Jonasson, in cui il centenario protagonista, pochi giorni prima di compiere i 100 anni, fugge dalla casa di cura in cui è finito per vivere una serie di avventure fantastiche.
Le proiezioni saranno in molti casi introdotte da autori, interpreti o produttori e vedranno la partecipazione di ospiti italiani come Roberto Giacobbo (conduttore di “Voyager” su RAI 2), che presenterà il documentario “Kon-Tiki”, girato dallo stesso Heyerdahl, e Alessandro Cecchi Paone, che insieme al produttore Michael Haslund-Christensen, incontrerà il pubblico accorso ad assistere a “The Expedition to the End of the World”, road movie sulle origini del mondo e sulla vita terrestre dopo che l’uomo sarà scomparso, raccontato attraverso un viaggio che ci porterà nelle ancora incontaminate terre della Groenlandia.
Il Nordic Film Fest sembra davvero proporre una ricca vetrina di titoli in grado di stupirci e una tale iniziativa è un passo enorme verso una cinematografia che nel corso degli anni ci ha regalato grandi autori come Ingmar Bergman (“Il settimo sigillo”, 1957; “Fanny e Alexander”, 1982), il controverso Lars Von Trier (ora nei cinema con la prima parte del discusso “Nymphomaniac”) e il giovane Nicolas Winding Refn (“Drive”, 2011; “Solo Dio perdona”, 2013). L’opportunità dataci di toccare con mano l’arte di questi popoli è imperdibile e si spera che in futuro vedremo maggiori collaborazioni con il nostro Paese (e ulteriore prova della volontà di stabilire un “gemellaggio” cinematografico, è l’allestimento a Oslo, dal 4 al 29 aprile, di una serie di proiezioni intitolata “Roma nel cinema/Il cinema a Roma”, in cui verranno proposti film italiani contemporanei e retrospettive, per indagare il rapporto della Città Eterna con il grande schermo). Dopotutto, come ha ricordato l’ambasciatore norvegese Bjørn T. Grydeland, citando Thor Heyerdahl, “i confini non esistono, se non nella mente delle persone”.
Per maggiori informazioni e per consultare il programma completo, visitate il sito ufficiale dell’evento.